Le Religioni in Italia
Massimo Introvigne – PierLuigi Zoccatelli (sotto la direzione di)
INTRODUZIONE AL TERZO PROTESTANTESIMO
Il terzo protestantesimo nasce da una insoddisfazione nei confronti del primo e del secondo e da una ricerca di un ideale di perfezione, nell’interpretazione ferma e sicura della Bibbia (nelle “Chiese libere”) o nella santità (con il movimento holiness).
Nel secondo protestantesimo l’esperienza fondamentale – che si aggiunge a quella della giustificazione – è costituita dall’incontro personale con Gesù Cristo, che nel movimento metodista diventa la “santificazione”. Per il fondatore del metodismo, John Wesley (1703-1791), la santificazione è piuttosto un processo, che si completa soltanto alla fine della vita. Ma, già qualche anno dopo la morte di Wesley, nel movimento metodista diventerà popolare l’idea della santificazione come “secondo lavoro della grazia” – seconda esperienza successiva e parallela rispetto alla giustificazione – che può essere sperimentato in un momento preciso della vita del fedele. Elaborando ulteriormente la tesi della santificazione istantanea il terzo protestantesimo introdurrà un nuovo concetto, quello di “nuova nascita”, che per alcuni diventa “perfezione” come esperienza radicale che costituisce il fedele, già giustificato per fede e santificato, in uno stato di libertà dal peccato che non potrà più essere perduto. La “perfezione” come esperienza di santità e libertà è caratteristica del movimento holiness, mentre l’altra ala, di origine più antica, del terzo protestantesimo – quella delle Chiese libere – insiste piuttosto sull’interpretazione esatta, letterale e certissima, della Bibbia.
B.: Le opere di insieme trattano in genere l’una o l’altra delle due grandi correnti del terzo protestantesimo: su aspetti generali cfr. l’opera di Richard T. Hughes (a cura di), The American Quest for the Primitive Church, University of Illinois Press, Urbana-Chicago 1988.
Le Chiese libere
Le “Chiese libere” nascono nel corso dell’Ottocento come reazione alle Chiese di Stato e, in genere, al carattere percepito come mondano e tiepido delle denominazioni stabilite. Si afferma spesso che la teologia delle Chiese libere è di tipo fondamentalista, ma tutto dipende dal significato che si attribuisce alla parola fondamentalismo. Essa non è univoca, ed è stata storicamente utilizzata in almeno tre diversi significati:
(a) l’espressione “fondamentalista” è nata nel secolo XIX per designare la posizione di chi sosteneva l’inerranza assoluta e letterale della Bibbia. Con la pubblicazione degli opuscoli The Fundamentals tra il 1910 e il 1915, l’espressione diventa comune per descrivere un critico militante delle teologie protestanti liberali. La bandiera di queste critiche era costituita da un approccio alla Bibbia che considerava il testo biblico ispirato in modo soprannaturale e pienamente autorevole. In questo senso il fondamentalismo non costituiva un insieme di denominazioni separate ma un atteggiamento diffuso – in proporzioni maggiori o minori – in tutte le maggiori denominazioni del protestantesimo. Meno in voga a partire dagli anni 1930, questo uso della parola “fondamentalismo” per designare un modo conservatore militante di accostarsi alla teologia e alla Bibbia ha avuto un revival a partire dagli anni 1970, con un riaffacciarsi di tendenze “fondamentaliste” in denominazioni americane maggioritarie;
(b) a partire dal 1930 circa i bersagli principali dei “fondamentalisti” diventano l’ecumenismo interprotestantico e il Consiglio Federale (poi Nazionale) delle Chiese negli Stati Uniti: il problema è considerato così grave da indurre i “fondamentalisti” all’interno di diverse denominazioni a promuovere nuove organizzazioni scismatiche. Per questo suo ulteriore irrigidimento rispetto al fondamentalismo originario, il movimento è spesso chiamato “neo-fondamentalismo”. Da questo momento “fondamentalismo” è utilizzato soprattutto per descrivere un insieme di denominazioni, in parte nate a partire dagli anni 1930, ma in parte preesistenti e originarie dell’Europa dove – a partire dalla predicazione di John Nelson Darby (1800-1882) – il movimento di separazione era già iniziato nel secolo scorso. In altre denominazioni, tuttavia, l’ala “fondamentalista” diventa piuttosto una corrente, con istituzioni culturali e organizzative proprie, che cerca con alterne vicende di esercitare l’egemonia all’interno della denominazione (un caso tipico è quello dei battisti del Sud);
(c) infine, con l’emergere dei predicatori televisivi e del loro coinvolgimento nella politica americana, il termine “fondamentalismo” è stato usato sempre più spesso negli ultimi decenni – sovente, per la verità, in chiave polemica – per designare gruppi di conservatori militanti all’interno delle denominazioni più diverse in senso non tanto e non soltanto teologico, ma piuttosto e principalmente politico. Da questo punto di vista oggi è spesso definito “fondamentalista” qualsiasi protestante che militi nella destra politica. Più in generale, “fondamentalista” è chi sostiene la verità di una tesi religiosa in modo estremo e radicale, il che ha permesso un uso analogico del termine al di fuori del protestantesimo: espressioni come “fondamentalista islamico” o “fondamentalista indù” sono diventate comuni.
Le Chiese libere non hanno necessariamente un impegno politico, né una carica polemica nei confronti di altre denominazioni protestanti; se molte sono “fondamentaliste”, lo sono nel senso teologico di una stretta adesione ai “fondamentali”. Nel significato oggi più diffuso del termine, dunque, non tutte le “Chiese libere” sono fondamentaliste: ma esse hanno in comune con il mondo fondamentalista indipendente caratteristiche anti-denominazionaliste e ultra-congregazionaliste, con il risultato che molte comunità locali rifiutano di fare parte di associazioni, federazioni o denominazioni più vaste.
Tra l’Ottocento e il Novecento sono nati tuttavia diversi gruppi di Chiese libere, e anche di fondamentalisti in senso stretto, organizzati sotto forma di federazioni di comunità locali indipendenti, o anche di vere e proprie denominazioni. Negli Stati Uniti appartengono alla prima categoria l’Independent Bible Church Movement, le Independent Fundamental Churches of America (IFCA), e moltre altre; in Gran Bretagna la Fellowship of Independent Evangelical Churches (FIEC), fondata nel 1922, raccoglie oggi oltre cinquecento Chiese. Nel secondo gruppo – benché si tratti di movimenti che rifiutano l’appellativo di “denominazioni” – possono essere classificate le diverse branche delle Assemblee dei Fratelli e la Chiesa Locale, nonché – con caratteristiche proprie – i Two by Twos. Altre “Chiese libere” partecipano a federazioni e associazioni con altre Chiese evangelical con cui hanno in comune principi dottrinali generali. Esamineremo tre diversi filoni: il movimento dei Fratelli, il fondamentalismo della Chiesa Locale e dei Two by Twos, e le Chiese libere indipendenti (distinte da quelle pentecostali). Per queste ultime – decine di realtà che spesso non trascendono l’ambito locale – le schede intendono avere carattere esemplificativo rispetto a una realtà più vasta.
B.: Fonte primaria è “Two Laymen”, The Fundamentals. A Testimony to the Truth, 12 vols., Testimony Publishing Company, Chicago 1910-1915. L’ambizioso programma di ricerca “The Fundamentalism Project” (che si estende agli usi analogici del termine “fondamentalismo”) ha prodotto cinque volumi, tutti a cura di Martin E. Marty e R. Scott Appleby, e tutti pubblicati dalla University of Chicago Press, Chicago-Londra:Fundamentalisms Observed (1991), Fundamentalisms and Society. Reclaiming the Sciences, the Family, and Education (1993),Fundamentalisms and the State. Remaking Polities, Economies, and Militancy (1993), Accounting for Fundamentalisms. The Dynamic Character of Movements (1994); Fundamentalisms Comprehended (1995). Cfr., nello stesso senso, Roberto Giammanco (a cura di), Ai quattro angoli del fondamentalismo. Movimenti politico-religiosi nella loro tradizione, epifania, protesta, regressione, La Nuova Italia, Scandicci (Firenze) 1993; Stefano Allievi – David Bidussa – Paolo Naso, Il libro e la spada: le sfide dei fondamentalismi religiosi. Ebraismo – Cristianesimo – Islam, Claudiana, Torino 2000; Massimo Introvigne, Fondamentalismi. I diversi volti dell’intransigenza religiosa, Piemme, Casale Monferrato (Alessandria) 2004. Sul fondamentalismo e sulle Chiese libere nel contesto protestante anglo-americano cfr. George M. Marsden, Understanding Fundamentalism and Evangelicalism, William B. Eerdmans, Grand Rapids (Michigan) 1991; e AA. VV., “Fondamentalisti ed evangelici”, Studi di teologia II/2 (4), 1990.