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Le Religioni in Italia

Massimo Introvigne - PierLuigi Zoccatelli (sotto la direzione di)

LE SCUOLE ZEN

buddhismoTradizionalmente considerato parte della tradizione mahayana, lo zen è oggi definito da alcuni studiosi come una tradizione autonoma – “al di fuori delle scritture, non dipendente da parole o da lettere”, come recita un suo motto cinese – anche se certamente legato ai sutra mahayana. Alle origini dello zen si situa la figura leggendaria di Bodhidharma (483-540), un maestro indiano di alta casta – secondo diverse versioni, di famiglia reale, secondo altre ancora di origine persiana – che si sarebbe presentato in Cina di fronte all’imperatore Wu (che regna dal 502 al 550), convincendolo dell’inutilità delle pratiche buddhiste tradizionali e dell’opportunità di promuovere una nuova forma di meditazione. Se la storicità della figura di Bodhidharma non può essere dimostrata, la leggenda rimane un elemento essenziale del buddhismo zen. La leggenda, peraltro, presenta il movimento zen – o ch’an, secondo il suo nome cinese – come estraneo alla tradizione della Cina, mentre gli studiosi contemporanei riconoscono influenze sia dei maestri itineranti cinesi di meditazione buddhista dei secoli IV-V, sia del taoismo.

Da Bodhidharma discenderebbe una linea di primi “patriarchi” del buddhismo ch’an. Il secondo, Hui-k’o (487-593), e il terzo, Seng-ts’an (†606), sono figure avvolte nella leggenda, mentre qualche cosa di più si sa del quarto e del quinto patriarca, rispettivamente Tao-hsin (580-651) e Hung-yen (601-674), che trasformano il movimento in una realtà prevalentemente monastica, uno sviluppo consolidato dal sesto patriarca Hui-neng (638-713). A quest’ultimo è attribuito il Sutra del sesto patriarca, l’unico testo ch’an che ha il titolo di “sutra”, il che indica la sua particolare autorità. Il testo insegna il carattere immediato dell’illuminazione, certo preparata da un lungo addestramento e da esercizi fra cui emergono i kung-uan (in giapponese koan), problemi apparentemente insolubili che la mente considera fino a raggiungere, quasi improvvisamente, l’illuminazione. Quest’idea è tipica della “scuola del Sud”, cui si oppone in Cina una “scuola del Nord”, che rimane minoritaria e secondo cui l’illuminazione si ottiene invece attraverso un processo graduale.

Dopo Hui-neng, il movimento ch’an fiorisce in diverse branche e “case”, fra cui emergono quella Lin-chi – chiamata in Giappone rinzai –, fondata da Lin-chi I-hsüan (†866), e quella Ts’ao-tung (in giapponese soto), il cui nome combina quelli dei fondatori Ts’ao-shan Pen-chi (840-901) e Tung-shan Liang-chieh (807-869). Nei secoli successivi si sviluppano in Cina alcune delle più importanti collezioni di kung-uan, in uso ancora oggi. A partire dal periodo Ming (1368-1644) inizia un periodo di decadenza del movimento ch’an. La scuola Lin-chi acquista una posizione di preminenza e in molte zone della Cina assorbe le altre. Gli stessi caratteri distintivi della tradizione ch’an si diluiscono in forme di eclettismo buddhista che abbracciano le varie tradizioni presenti in Cina. Anche se diversi lignaggi ch’an arrivano, particolarmente a Taiwan, fino ai giorni nostri, nei primi secoli del secondo millennio il centro della tradizione ch’an – parola traslitterata in giapponese, come si è accennato, in “zen” – si sposta verso il Giappone.

Nel buddhismo giapponese influenze del movimento ch’an sulla scuola tendai, fondata nel secolo IX da Saicho (767-822) e visite di maestri cinesi sono attestate fin dagli ultimi tre secoli del primo millennio. La fondazione del movimento zen si attribuisce tuttavia normalmente a Myoan Eisai (1141-1215), che dopo due viaggi in Cina cerca d’introdurre le tecniche di meditazione ch’an in Giappone. La “nuova dottrina” si scontra con l’opposizione dei potenti monaci tendai. Dopo avere difeso lo zen in uno scritto apologetico del 1198, Kozen gokokuron (“Trattato sulla diffusione dello zen per la protezione della nazione”), Eisai viene a compromesso con i monaci tendai. Nominato responsabile dell’importante tempio Kenninji a Kyoto lo ristruttura in modo da offrire contemporaneamente la possibilità di praticare il rituale tendai, quello esoterico shingon e la meditazione zen. La stessa linea cauta ed eclettica è proseguita dal discepolo Kokushi Shoichi (1201-1280), abate fondatore del monastero Tofukuji di Kyoto. Questi primi sforzi, in cui lo zen è insegnato frammisto a insegnamenti esoterici di origine tendai e shingon, apre la strada alla presenza in Giappone nella seconda metà del secolo XIII di quattro maestri cinesi di scuola Lin-chi (rinzai) – Lan-hsi Tao-Lung (in giapponese Rankei Doryu, 1213-1278), Wu-an P’u-ning (Gottan Fun’ei, 1197-1276), Ta-hsiu Cheng-nien (Daikyo Shonen, 1214-1289) e Wu-hsü Tsu-yüan (Mugaku Sogen, 1226-1286) – che per primi insegnano una forma “pura” di zen.

Nel frattempo anche l’altra principale scuola cinese, quella Ts’ao-tung (soto), era stata portata in Giappone dopo il viaggio in Cina del monaco Dogen Zenji (1200-1253), autore della monumentale opera in novantacinque volumi Shobogenzo e maestro dello zazen, una tecnica di meditazione che mira all’illuminazione come maturazione di un seme di “buddhità” presente in ogni persona sin dalla nascita. Un fattore importante nel successo dello zen giapponese è l’appoggio del potere militare degli shogun, che finanziano la costruzione di splendidi templi prima a Kamakura e poi a Kyoto. Nel secolo XIV nasce un sistema gerarchico di templi – replica di uno con lo stesso nome che esisteva già in Cina – chiamato delle “cinque montagne e dieci templi”, in cui un’ampia rete di templi locali sono affiliati a cinque templi principali a Kyoto e altrettanti a Kamakura. Un undicesimo tempio, quello Nanzenji di Kyoto, è considerato il “primo tempio dell’Impero”, superiore a tutti gli altri. Un altro tempio di Kyoto, Daitokuji, esce dal sistema delle “montagne” nel 1431, dichiarandosi indipendente e custode di una forma “pura” di zen rinzai, che nei secoli XVI-XVII comprenderà una via incentrata sulla cerimonia del tè.

Il sistema delle “cinque montagne e dieci templi” riguarda la scuola rinzai; la scuola soto – divisa in due branche dal secolo XIII – ha avuto uno sviluppo separato e parallelo. Successivamente una terza scuola che è rimasta minoritaria, quella ubaku, si è aggiunta alle prime due nel secolo XVII, dopo la venuta in Giappone del maestro cinese Yin-Yüan Lung-ch’i (in giapponese Ingen Ryuki, 1592-1673). Il secolo XVII è un periodo di risveglio anche nel mondo soto – precedentemente in sofferenza a causa delle guerre nelle zone dove era più influente –, mentre l’ambiente rinzai trova a sua volta una grande figura nel secolo XVIII con Ekaku Hakuin (1686-1768), un maestro del koan che unifica i diversi lignaggi della scuola nel frattempo divenuti rivali. Lo zen sopravvive al tentativo di sopprimere il buddhismo in Giappone all’inizio del periodo Meiji (1868-1912), grazie anche alla guida del maestro rinzai Kosen Imakita (1816-1892). Il suo discepolo Soyen Shaku e il suo allievo Daisetz Teitaro Suzuki (1870-1966) hanno un ruolo centrale nella diffusione dello zen in Occidente. Insieme a centri di scuola soto e rinzai sono presenti, anche in Italia, centri ch’an che fanno riferimento a Taiwan e che sono frequentati prevalentemente da immigrati cinesi. In generale, al di là delle articolate presenze che di seguito dettaglieremo, si può constatare nel nostro Paese la presenza – oltreché di diversi piccoli centri locali affiliati a organizzazioni di rilievo nazionale o internazionale – di varie scuole o corsi zen presso associazioni e centri in cui l’obiettivo prevalente è l’insegnamento e la pratica di discipline salutistiche alternative – in particolare lo shiatzu – o, in alcuni casi, presso realtà legate a una visione non prettamente sportiva – ma anche spirituale – della pratica delle arti marziali.

B.: L’opera storica principale è ancora quella di Daisetz Teitaro Suzuki, Essays in Zen Buddhism, 3 voll., Ataka Buddhist Library, Kyoto 1927-1934; dello stesso autore in trad. it. cfr.: Introduzione al buddismo Zen, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1970; Manuale di buddhismo zen, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1976; La formazione del monaco buddhista zen, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1984; Vivere zen. Una sintesi degli aspetti teorici e pratici del buddismo zen, Mediterranee, Roma 1996. Si veda pure Andrew Ferguson, Zen’s Chinese Heritage. The Masters and Their Teachings, Wisdom Publications, Boston 2000. In italiano indicheremo altri titoli rilevanti nella bibliografia delle singole schede.

La Buddha’s Light International Association  

Buddha’s Light International Association (B.L.I.A.)
(indirizzo internazionale:)
3456 South Glenmark Drive
Hacienda Heights, California 91745 – USA
Tel.: 001-626-968-4675
Fax: 001-626-9681255
E-mail: info@blia.org 
URL: www.blia.org

Il venerabile maestro Hsing Yun nasce a Chiangtu, nella provincia di Chiangsu, in Cina, il ventiduesimo giorno del settimo mese del calendario lunare dell’anno 1927, con il nome Li Kuo-shên, terzo di quattro figli. All’età di dodici anni riceve la tonsura e consegue la piena ordinazione monastica nel 1941, presso il tempio Ch’i-hsia, diventando così un discepolo della quarantottesima generazione patriarcale della scuola Lin-Chi (rinzai), la principale scuola del buddhismo ch’an. Nel 1949, per sfuggire alla guerra civile e alla repressione comunista, si rifugia a Taiwan, dove nel 1967 – nell’ambito delle sue attività di rivitalizzazione del buddhismo mahayana cinese – fonda l’ordine Fo Guang Shan (“Montagna di Luce del Buddha”), che propugna un “buddhismo umanistico”, radicato nella tradizione ch’an, ma aperto al dialogo con tutte le altre scuole.

L’ordine Fo Guang Shan – che raccoglie circa milleduecento monache e duecento monaci, sedici collegi, quattro case editrici, quattro università, una scuola secondaria, una stazione televisiva, un orfanatrofio e un ospizio per anziani – conta oltre cento templi in numerosi Paesi del mondo – le presenze più significative in Europa sono quelle di Parigi, Londra, Manchester e Berlino –, fra cui il grande tempio Hsi Fang a Los Angeles, inaugurato il 28 novembre 1988. Nel 1990 – con inaugurazione formale il 3 febbraio 1991 – è stata fondata a Taiwan la Buddha’s Light International Association (B.L.I.A.), quale associazione laica di servizio collegata all’ordine. All’associazione di Taiwan ha fatto seguito quella statunitense, sorta il 31 marzo 1991, e quella internazionale, con sede a Los Angeles, fondata il 17-22 maggio 1992. La Buddha’s Light International Association ha acquisito lo status di organizzazione non governativa riconosciuta dall’ONU.

La B.L.I.A. è emersa come una delle più importanti associazioni mondiali di propaganda del buddhismo – soprattutto fra la popolazione di origine cinese, presente ormai praticamente in tutto il mondo – e mantiene anche un lignaggio di donne che hanno conseguito la piena ordinazione monastica – mentre in altre tradizioni non vi sono che novizie –, così che altre scuole buddhiste si sono rivolte all’ordine del maestro Hsing Yun per ottenere un valido lignaggio femminile. Nel mondo esistono oltre centoventi “capitoli” della Buddha’s Light International Association, che raduna oltre un milione di aderenti. La sede competente per l’Europa si trova a Ginevra, in Svizzera, mentre si segnalano presenze organizzate particolarmente in Francia, Germania, Svezia e Olanda.

B.: Una nota biografia di Hsing Yun è quella di Fu Chi-ying, Handing Down the Light, trad. ingl., Hsi Lai University Press, Hacienda Heights (California) 1996. Stuart Chandler, Establishing a Pure Land on Earth. The Foguang Buddhist Perspective on Modernization and Globalization, University of Hawai’i Press, Honolulu 2004. Fra i molti libri di Hsing Yun tradotti in lingua inglese, si vedano: How I Practice Humanistic Buddhism, Hsi Lai University Press, Hacienda Heights (California) 1997; Where Is Your Buddha Nature?, Hsi Lai University Press, Hacienda Heights (California) s.d.; Perfectly Willing, Hsi Lai University Press, Hacienda Heights (California) 1994; The Lion’s Roar. Actualizing Buddhism in Daily Life and Building the Pure Land in Our Midst, Peter Lang, New York 1991; Cloud and Water. An Interpretation of Ch’an Poems, Hsi Lai University Press, Hacienda Heights (California) 2000; Lotus in a Stream. Essays in Basic Buddhism, Weatherhill, New York – Tokyo 2000.

Il Tempio cinese-italiano  

Associazione Buddhista Hua Yi Si – Tempio cinese-italiano
Via Ferruccio, 8/B-8
00155 Roma
Tel. e fax: 06-4457328
E-mail: huayisi@hotmail.com

Il 6 novembre 2005 nel quartiere Esquilino è stato inaugurato il primo tempio buddhista cinese in Italia. L’Associazione Buddhista Hua Yi Si, che lo gestisce, aderisce all’Unione Buddhista Italiana, ma il tempio ha assunto inizialmente – per superare problemi burocratici – la veste giuridica di circolo dell’ARCI (Associazione Ricreativa e Culturale Italiana) e non di edificio di culto. Benché all’inaugurazione abbiano partecipato oltre mille persone, il tempio è relativamente modesto, non si sviluppa verso l’alto come avviene tipicamente per i luoghi sacri del buddhismo cinese ed è stato anzi spesso paragonato a un garage.

Il riferimento cinese è al centro buddhista dell’isola di Putuo, non lontano da Shanghai, oggi gestito dalla filo-governativa Associazione Buddhista Cinese. Proprio da Putuo sono venuti i monaci che hanno presieduto nel 2005 all’inaugurazione del tempio romano. La tradizione prevalente è quella ch’an, ma come altri templi cinesi in Occidente quello di Roma si pone come punto di riferimento per l’intera comunità buddhista degli immigrati dalla Cina, che nella Capitale consiste di circa cinquemila persone, in gran parte originarie dello Zhejiang. Il tempio è visitato da cinesi provenienti anche da altre regioni d’Italia, come la Lombardia, il Piemonte e l’Emilia, dove l’assenza di strutture giuridiche e di edifici di culto non significa che, all’interno delle famiglie cinesi, il buddhismo non sia praticato in una forma “privata” da migliaia di persone.

B.: Sul tempio romano non si segnalano per ora, al di la di inchieste giornalistiche, studi specifici. Sulla pratica “familiare” del buddhismo cfr., per il caso di Torino, Luigi Berzano – Carlo Genova – Massimo Introvigne – Roberta Ricucci – PierLuigi Zoccatelli, Cinesi a Torino. La crescita di un arcipelago, il Mulino, Bologna 2010.

Il tempio di Prato 

Associazione Buddista Pu Hua Si
Piazza della Gualchierina, 19
59100 Prato
Tel.: 0574-400152

Secondo tempio cinese dopo quello di Roma, il tempio Pu Hua Si di Prato è stato inaugurato nel 2009 alla presenza di circa seicento fedeli e di una ventina di monaci buddhisti provenienti dalla Cina. Ricavato da un ex capannone industriale, può ospitare circa trecento persone. Prato accoglie la più numerosa comunità cinese d’Italia: circa trentamila persone, il settanta per cento delle quali si dichiara buddhista.

Le indagini sociologiche hanno mostrato una pratica buddhista piuttosto sporadica e incerta in molte famiglie cinesi, in particolare nelle nuove generazioni. L’apertura del tempio – come a Roma, di matrice ch’an ma aperto a buddhisti di ogni persuasione – intende rilanciare e rivitalizzare questa pratica, ponendosi nello stesso tempo come fattore di dialogo e di presentazione alla maggioranza dei cittadini di Prato, i cui rapporti con la minoranza cinese non sono sempre facili, degli aspetti spirituali e religiosi – spesso del tutto ignorati – di una cultura e di un’immigrazione di cui spesso è messa in rilievo solo la dimensione economica.

B.: Sulla presenza cinese a Prato in genere un’ampia bibliografia è contenuta nel volume di Luigi Berzano – Carlo Genova – Massimo Introvigne – Roberta Ricucci – PierLuigi Zoccatelli, Cinesi a Torino. La crescita di un arcipelago, il Mulino, Bologna 2010.

Il centro di Scaramuccia

Tempio Buddhista Zenshinji di Scaramuccia
Località Pian del Vantaggio, 64
05019 Orvieto Scalo (Terni)
Tel.: 0763-215054; 349-4943302
E-mail: carvipe@tiscali.it
URL: www.zenshinji.org

Scaramuccia è il nome di un podere nella campagna umbra dove, fin dall’autunno del 1973, si pratica zen Lin-chi (rinzai). Il fondatore e primo direttore del centro di Scaramuccia è stato un italiano, Luigi Mario (1938-2021), nato a Roma il 7 maggio 1938, il quale è ritornato in Italia dopo essere vissuto in Giappone per sei anni, dal 1967 al 1973, e avere ricevuto l’ordinazione l’8 aprile 1971 da Yamada Mumon Roshi (1900-1988) del monastero Shofuku-ji di Kobe, con il nome monastico Engaku Taino. Laureato in filosofia, sposato e con due figli – Lea e Alvise, nati nel 1974 e nel 1976 –, Luigi Mario è stato anche guida alpina dal 1959, maestro di sci dal 1965 e di arrampicata dal 1985, nonché produttore di vino di Orvieto, città dov’è morto il 9 novembre 2021. A Scaramuccia la meditazione (zen) della scuola Lin-chi è trasmessa nella linea di successione designata del Maestro Ryuichi (Alvise Mario) non solo mediante la tradizionale posizione a gambe incrociate (zazen), ma anche per mezzo delle arti fisiche orientali – yoga e Tai Chi – e occidentali, quali sci, alpinismo e arrampicata. La scuola non ha intenti di proselitismo; è richiesta soltanto l’adesione del proprio cuore ai “Quattro voti del bodhisattva”: salvare tutti gli esseri, estirpare tutte le brame, comprendere tutte le leggi, realizzare l’illuminazione.

Lo stesso Yamada Mumon Roshi ha fatto visita, nel 1976, a Scaramuccia e nel 1979 è ritornato in Italia per un incontro interreligioso fra monaci, nell’ambito del quale è stato ricevuto da Giovanni Paolo II. Il centro di Scaramuccia è stato attivo continuativamente dal 1973, sotto diverse denominazioni, ed è attualmente costituito in associazione di culto senza fini di lucro. L’associazione è amministrata da un consiglio direttivo, eletto dall’assemblea dei soci, composto da tre membri che durano in carica tre anni. Il numero dei soci è di circa 250 persone. Scaramuccia è stata promotrice, con altri centri, della costituzione dell’Unione Buddhista Italiana (U.B.I.), alla quale tuttora aderisce. Numerosi sono i centri affiliati – o sedi secondarie – al tempio di Scaramuccia, in diverse città italiane: con l’eccezione dei centri di Trecate (Novara) e Pisa, risultano tutti associati direttamente anche all’U.B.I. i seguenti centri Zenshinkai: Genova, Milano, Roma Appio, Roma EUR, Roma Hui Neng, Trento, Trento Shuitao, Terni, Treviso, Torino. In quest’ultima città il centro affiliato al tempio di Scaramuccia è lo Zenshinji Torino, che è subentrato alle attività del Gruppo Zen di Settimo Torinese (Torino), nato nel 1990 per opera del monaco Nan Mon – all’anagrafe Mario Fatibene, allievo di Engaku Taino –, il quale ora guida appunto lo Zenshinji Torino. Tre sedi secondarie sono attive anche all’estero: Spagna, Finlandia e Grecia.

B.: Il centro pubblica il Notiziario di Scaramuccia. Tra i libri di Engaku Taino (Luigi Mario), cfr. L’illuminazione nella vita quotidiana: il Koan della vita, a cura di Renato Aprea, Mediterranee, Roma 1997. Cfr. pure Un fiore si apre. Le calligrafie di Yamada Mumon Roshi, Paramita, Roma 1994.

Il centro Sangha Hui-Neng 

Sangha Hui-Neng
Viale G.B. Valente, 117
00177 Roma
Tel.: 338-8658246
E-mail: huineng@libero.it
URL: www.centrozenroma.it

Daishin Alfredo Malagodi Osho è il monaco buddhista zen ordinato al Bukkosan Zenshinji di Scaramuccia, che il 1° settembre 2001 ha fondato il Centro di meditazione Hui-Neng, associazione a carattere religioso, filosofico e culturale.

Iniziato il suo percorso nel 1995 con una prospettiva inter-buddhista di ampio respiro – con la frequentazione di lezioni di diversi maestri e insegnanti del buddhismo Nichiren, theravada, zen, vajrayana e della tradizione sôn coreana –, Malagodi è particolarmente attivo nel dialogo fra le diverse componenti del mondo del dharma, e dal 2001 è promotore della Rete Buddhista dell’Italia Centro-Meridionale e delle sue iniziative e manifestazioni. Dal 2004 all’inizio del 2007 è stato vicepresidente dell’Unione Buddista Italiana, e dal 2012 è membro dell’American Zen Teacher Association. Dal 2013, per conto del Comitato Provinciale di Roma del Centro Sportivo Educativo Nazionale, coordina il progetto formativo Koji Zen, con facoltà di certificare insegnanti riconosciuti dall’ente.

Il Sangha Hui-Neng è nato come esito delle attività dell’associazione Centro di meditazione Hui-Neng e include persone interessate a qualsiasi titolo alla pratica, oltre a promuovere attività sociali e formative anche presso altre associazioni. È una comunità di studio e pratica di buddhismo zen, aperta a tutti coloro che sono interessati alle pratiche meditative, a prescindere da qualsiasi orientamento religioso. Infatti, principio ispiratore del Sangha Hui-Neng è quello di ritenere i metodi del buddhismo e dello zen fruibili da tutti e utili per il superamento della sofferenza esistenziale.

Il centro è strutturato in modo da favorire la fruibilità della pratica e la crescita dei praticanti, ed è retto da un consiglio d’insegnanti qualificati. Il cuore dell’attività didattica è la scuola di formazione, che – tra l’altro – ha elaborato il percorso Koji Zen, destinato soprattutto alla formazione d’insegnanti laici: una scuola di zen per laici e religiosi articolata su cinque anni, per chi ha già una solida esperienza di pratica e per chi vuole intraprendere un percorso che lo qualifichi come insegnante di Koji Zen (“zen laico”).

L’indirizzo didattico della scuola è teso a formare insegnanti qualificati, che raccolgano l’eredità della tradizione zen e buddhista, attualizzandola in un dialogo fecondo con la cultura occidentale, per promuovere un’opera d’incessante traduzione del dharma in forme comprensibili e utili ai praticanti occidentali.

La Casa Zen di Pomara 

Casa Zen – Scuola delle Quattro Foglie
Frazione Pomara, 12
46010 Gazzuolo (Mantova)
Tel.: 347-5130014
E-mail: giuseppecst6@gmail.com
URL: www.kyudo.net

Il maestro Giuseppe Costa si trasferisce nell’aprile 1997 da Milano ad Asola (Mantova) e comincia l’insegnamento del kyudo, il tiro con l’arco giapponese. L’8 dicembre 1998 fonda insieme a Daniela Bricchi e Claudio Superchi la Libera Comunità Zen, dove oltre al kyudo si pratica la conversazione zen (mondo). Un anno dopo il gruppo – che intanto conta circa quindici persone – si trasferisce a Pomara, cambiando la sua denominazione in “Casa Zen”. Attualmente la Casa Zen può ospitare fino a trenta persone per seminari e altre attività. Il maestro, inoltre, ha insegnato kyudo e mondo anche a Genova presso il Centro ligure di studi orientali (C.E.L.S.O.). La Casa Zen riunisce i suoi iscritti in un’associazione culturale senza fini di lucro, con due riferimenti in altre città, oltre alla sede principale: Cogoleto (Genova) e Parma.

L’organizzazione è suddivisa nei seguenti settori: insegnamento, gestione e contabilità, pubbliche relazioni, biblioteca e archivio, cucina e servizi, zona verde, giardino zen, manutenzione. All’associazione aderiscono attualmente circa trentacinque persone. L’insegnamento del kyudo proviene dagli insegnamenti ricevuti dai maestri della Heki Ryu Insai Ha, scuola Heki stile Insai. Un interessante connubio fra la tecnica della Scuola Heki, di arcieria, e l’insegnamento della filosofia ch’an – che il maestro ha ricevuto a Shangai, dal maestro Ten Zhi Yuan – rendono la pratica presso la Casa Zen un’occasione di ricerca e di approfondimento dei valori tradizionali e filosofici di grande impegno e d’interesse anche sociale.

Il Cerchio Vuoto  

Il Cerchio Vuoto
Via Carlo Ignazio Giulio, 29
10122 Torino
Tel.: 011-19858750; 339-7022355
E-mail: dojo@ilcerchiovuoto.it
URL: www.ilcerchiovuoto.it

L’associazione Il Cerchio Vuoto è fondata a Torino nel maggio 1996, ed è stata costituita con il fine di offrire e diffondere la pratica del buddhismo zen nella linea d’insegnamento del monaco Dogen Zenji. Il suo fondatore, il già citato Massimo Daido Strumia, si avvicina al buddhismo non ancora ventenne – alla fine degli anni 1970 – ed è accettato come allievo da Taisen Deshimaru Roshi (1914-1982) con il sostegno di Francois Albert Viallet (“Sogi Enku”, 1908-1977). Nel 1968 fonda il primo dojo di Torino e collabora alla fondazione di altri quattro – tre a Torino e uno a Genova –, dopo avere ricevuto l’ordinazione laica (zaikè) dal maestro Kosho Uchiyama Roshi (1912-1998), il successore di Kodo Sawaki Roshi (1880-1965). In seguito, nel 1980, il maestro torinese si reca in Giappone per ricevere l’ordinazione come monaco (shukkè) dalla guida spirituale del monastero di Antai-ji, a Kyoto, Kosho Watanabe Roshi (1942-), a sua volta successore di Kosho Uchiyama Roshi. Rimane in Giappone sette anni praticando nei monasteri di Antai-ji, Eihei-ji e Zuyo-ji, e completando la preparazione richiesta dal Soyo Zen Shu per il riconoscimento ufficiale.

Dal 1987 sino alla morte, avvenuta nel 2010, Strumia vive in Italia insieme alla sua famiglia a Trausella (Torino), avendo la qualifica di kaikyoshi, cioè missionario zen, nonché di presidente e guida spirituale dell’associazione. Attualmente, la guida spirituale del centro è Elena Seishin Viviani, “erede nel dharma”, designata dallo stesso Strumia. All’insegnamento del fondatore fa riferimento un altro centro piemontese, con sede a Vercelli: Bukkaidojo (via Aosta 5, tel. 335-6024531, e-mail info@bukkaidojo.it, URL www.bukkaidojo.it ).

Il Cerchio Vuoto ha quattro soci fondatori e conta diciassette altri soci, in maggioranza di sesso maschile. Si recitano collettivamente alcuni sutra, in particolare l’Hannya Shingyo (“Sutra del Cuore”, sutra fondamentale del buddhismo mahayana). Il Centro è affiliato all’Unione Buddhista Italiana (U.B.I.).

B: Fra i testi di riferimento dell’associazione si possono menzionare: Uchiyama Roshi, Istruzioni a un cuoco zen, ovvero come ottenere l’illuminazione in cucina, trad. it., Astrolabio-Ubaldini, Roma, 1986; Idem, La realtà della vita. Zazen in pratica, trad. it., EDB, Bologna 1998. Cfr. inoltre Massimo Daido Strumia, Presenza Consapevole. Shikan-Taza, Libreria Editrice Psiche, Torino 1999; e Idem – U. Roshi Il cammino del cercatore. Il testamento spirituale di un Maestro Zen del XX secolo, Libreria Editrice Psiche, Torino 2009.

Il Monastero Zen Enso-Ji Il Cerchio 

Monastero Zen Enso-Ji Il Cerchio
– Via dei Crollalanza, 9
20143 Milano
Tel.: 02-8323652; 333-7737195
Eremo Zen Sanbo-ji
Pagazzano – Località Pradaiolo, 27
43040 Berceto (Parma)
Tel.: 0525-60296
E-mail: cerchio@monasterozen.it 
URL: www.monasterozen.it

Il Monastero Zen Enso-Ji Il Cerchio è una realtà di scuola zen soto che si colloca nel lignaggio del maestro Daiun Sogaku Harada Roshi (1871-1961), che ha operato una sintesi della pratica rinzai e soto ed è stato riconosciuto da entrambe le scuole. La scuola soto Harada-Yasutani, che risale al lignaggio di Daiun Sogaku Harada Roshi e del suo collaboratore Yasutani Roshi (1885-1973), ha avuto un grande sviluppo in Occidente, particolarmente negli Stati Uniti, dove la maggioranza dei maestri zen più noti discende direttamente o indirettamente da Harada Roshi. La comunità internazionale da cui il monastero italiano dipende è il Sôtôshu Shumucho – Toshoji International Zen Center – di Tokyo. Il monastero italiano è stato fondato dal maestro Carlo Tetsugen Serra (1953-), formato e ordinato dal maestro Tetsugyu Soin Roshi e dall’abate del Tosho-Ji International Zen Temple di Tokyo, Tetsujyo Deguchi Roshi (1951-), dopo avere appreso la via dello zen durante la sua permanenza a Tokyo. Nel 1986 si diploma “Zen Master Shiatsu” presso lo Iokai Shiatsu Center di Tokyo, fondato da Shizuto Masunaga (1925-1981), il cui centro italiano ha sede a Barza d’Ispa (Varese) presso la Casa Don Guanella, istituzione cattolica gestita dall’omonima Opera Don Guanella.

Nell’ambito della scuola di Masunaga, Serra compie un percorso di approfondimento per mezzo del quale riceve un’iniziazione che più specificamente caratterizza la sua pratica meditativa ed energetica: la Terapia Zen “Ten Shin Cuore di Cielo Puro”. Rientrato in Italia nel 1988, fonda appunto a Milano il Monastero Zen Enso-Ji Il Cerchio e la Scuola Zen Shiatsu, cui è annesso un centro trattamenti, dove insegna i princìpi della pratica Zen Shiatsu in corsi articolati in primo e secondo livello. Nel 1994 è istituito il percorso di terzo livello e due anni dopo Serra fonda l’Eremo Zen Sanbo-Ji – Tempio dei Tre Gioielli a Berceto, in provincia di Parma, dove si svolgono periodicamente intensi ritiri di meditazione e seminari residenziali. Negli anni a seguire, Serra amplia le iniziative didattiche volte all’approfondimento della pratica: nel 1997 introduce la tecnica Shin-do, un massaggio energetico che lavora principalmente sui “meridiani straordinari centrali”; nel 1998 prende vita il percorso di Master “Ken Shu Jo”, un gruppo intensivo di pratica aperto ai diplomati della Scuola Zen di Shiatsu; nel 1999 introduce la tecnica Fan Guan, una pratica energetica di riequilibrio “della piccola circolazione celeste” e, al contempo, iniziano i primi corsi formativi per insegnanti di Zen Shiatsu. In ambito terapeutico, Serra mette inoltre a punto il metodo “Life Coach Zen” per offrire un sostegno a chi vive un momento difficile della propria vita. Serra è membro del Consiglio Direttivo dell’Unione Buddhista Italiana (U.B.I.) dal 2000 al 2004 e della Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace.

Il maestro – che risiede principalmente, assieme a un piccolo nucleo di monaci, presso l’Eremo di Berceto – si occupa personalmente della conduzione della vita del monastero e dell’insegnamento della pratica di meditazione e della pratica zen, che coniuga la meditazione silenziosa shikantaza e la meditazione riflessiva dei koan, l’impegno sociale umanitario e i ritiri intensivi e isolati. Il monastero insegna che i pensieri alla base delle due pratiche – shikantaza e koan – si uniscono quando una persona “pratica il non-praticare”. Sino a quando un praticante zen “penserà” di praticare, la pratica lo terrà invece in sé diviso e all’oscuro della sua vera natura. Il Monastero Enso-Ji Il Cerchio è associato all’Unione Buddhista Italiana (U.B.I.), all’Unione Buddhista Europea (U.B.E.) e alla Buddhist Peace Fellowship.

B.: Di Carlo Tetsugen Serra cfr., editi da Xenia, Milano: La terapia Zen, 1997; Vivere Zen, 1999; Terapia Zen, 2000; inoltre, editi da Fabbri (Milano): Zen, 2005; Zen Shiatsu, 2005; e ancora: Management by Zen Koan, Guerini Associati, Milano 2009.

L’Istituto Italiano Zen Soto Shôbôzan Fudenji  

Istituto Italiano Zen Soto Shôbôzan Fudenji
Bargone, 113
43039 Salsomaggiore Terme (Parma)
Tel.: 0524-565667
Fax: 0524-525042
URL: www.fudenji.it

L’Istituto Italiano Zen Soto Shôbôzan Fudenji nasce grazie all’opera intrapresa in Italia da Fausto Taiten Guareschi. Quest’ultimo, nato a Fidenza nel 1949, entra in contatto con lo zen attraverso lo studio e la pratica delle arti marziali giapponesi, in particolare il judo. Nel 1969, a Milano, incontra Taisen Deshimaru Roshi e intraprende la formazione sotto la sua guida. Nel 1975 è ordinato monaco (shukkè tokudô) da Taisen Deshimaru Roshi, di cui segue l’insegnamento fino alla morte del maestro, nel 1982. La discendenza legittima nella linea di successione zen soto (dempô) gli è riconosciuta nel 1983 dal maestro Narita Shûyû Roshi (1914-2004) del Tempio di Tôdenji, in Giappone. Nel 1990 gli è riconosciuta la qualifica di dendokyôshi – insegnante per le missioni estere – dalla Sôtôshu Shumucho. Nel 1984 Guareschi procede all’edificazione presso Salsomaggiore Terme (Parma) di Shôbôzan Fudenji, il primo monastero italiano zen soto, offerto in seguito – fino alla sua morte – alla guida del suo maestro Narita Shûyû Roshi, che dal 1994 assume la veste di abate fondatore del monastero italiano. Dal punto di vista giuridico, la comunità si costituisce con atto pubblico a Milano nel 1983 con il nome di Associazione Zen Italiana. Nel 1987 la sede è spostata a Salsomaggiore presso il monastero. Nel 1996 la comunità si dà un nuovo statuto – con atto pubblico del 20 ottobre – e muta la denominazione in Istituto Italiano Zen Soto Shôbôzan Fudenji. Nel 1999, con D.P.R 5 luglio, ottiene il riconoscimento giuridico come ente di culto; è inoltre associato all’Unione Buddhista Italiana (U.B.I.).

All’Istituto – che dal 1999 organizza un corso di studi teologici buddhisti per la formazione e qualificazione degli insegnanti religiosi, monaci e laici della tradizione zen soto – sono iscritte circa trecento persone; vi sono centri “affiliati” e altri “collegati” all’Istituto a Milano – città in cui opera Shôbôgendô – Centro Studi e Meditazione Zen (via Albertinelli 5, tel. 333-9774184, e-mail shobogendo@zenmilano.it, URL:www.zenmilano.it), associato all’Unione Buddhista Italiana –, Lissone (Milano), Parma, Rimini, Roma, Foligno, Bologna, Reggio Emilia, Ferrara, Brescia, Vercelli, Novi Ligure, Voghera, Venezia, Vicenza, Napoli. La vita della comunità s’ispira ai fondamenti specifici della tradizione zen zoto, espressi anzitutto dai tre princìpi della Tradizione, della dottrina, e dell’oggetto di reverenza e di culto.

La Tradizione è l’impegno costante nel tramandare la “prassi di giustizia” (dharma/shobo) del Buddha, testimoniata dai successivi patriarchi, in quanto immediata comunione spirituale (I Shin Den Shin). A partire dalla prassi di giustizia direttamente tramandata dal Buddha e dai padri fondatori (Busso Tanden), la dottrina consiste nell’insegnamento della meditazione, come espressione mediata-immediata del cuore del risveglio (shikantaza) e dello spirito che è proprio di un unico corpo (Soku Shin Ze Butsu). Oggetto di reverenza e di culto è in primo luogo Buddha Shakyamuni, onorato insieme ai due patriarchi Dogen Zenji e Taiso Daishi (1267-1325).

Altre immagini di santi e patriarchi della tradizione buddhista o di altre tradizioni sono comunque ritenute accettabili. Basandosi sui princìpi enunciati nello Shushogi (“I Princìpi dell’Esercizio della Realizzazione”), i fondamenti essenziali pratici sono l’unità della meditazione e dei precetti (Zen-kai Ichinyo) e l’identità dell’esercizio e della realizzazione (Shusho – Funi). Le cerimonie e il rituale si conformano strettamente agli insegnamenti dei due patriarchi Dogen Zenji e Taiso Daishi e si accordano generalmente con quanto stabilito dalla tradizione dei due templi guida giapponesi di Eihei-ji e Soji-ji, tenendo comunque conto della tradizione e delle diverse consuetudini religiose e culturali, sia sociali sia individuali. I sacerdoti, monaci e fedeli dell’Istituto s’impegnano ad approfondire gli insegnamenti dei maestri, così da sviluppare una vasta e profonda comprensione del dharma, il che significa perfezionare moralità, concentrazione e saggezza (Kai Jo E), negli “otto sentieri” e nelle “sei perfezioni”. S’impegnano pure a educare e istruire altre persone.

B.: L’Istituto pubblica il trimestrale Zen Notiziario, distribuito gratuitamente agli iscritti. Tra i volumi, cfr. Sapienza d’Oriente e d’Occidente – Cristianesimo, Buddhismo e Scienza contemporaneaAtti del Convegno Internazionale “Buddhismo e Cristianesimo in dialogo di fronte alle sfide della scienza”, Salsomaggiore Terme 30 maggio-1 giugno 1997, Il Cerchio, Rimini 1999; Taiten Fausto Guareschi, Il pensiero religioso di Taisen Deshimaru Roshi, Maestro Zen del XXI secolo, Il Cerchio, Rimini 1987; cfr. pure Guida allo zen: le posizioni, i gesti rituali, la meditazione per risvegliarsi alla vera vita con esercizi pratici illustrati e commentati, De Vecchi, Milano 19942.

Il Centro Zen di Novara

Associazione Shobogendo Dojo Zen Soto
Via Giuseppe Giusti, 6
28100 Novara
Tel.: 335-5604822
E-mail: taizen2001@virgilio.it
URL: www.praticazen.org

Giulio Taizen Alliaudi è il monaco buddhista ordinato a Shôbôzan Fudenji, che il 16 ottobre 2000 ha fondato a Novara il Dojo Zen Soto, una comunità di studio e pratica di buddhismo zen soto. Il 17 settembre 2001 il dojo – etimologicamente, il luogo dove si segue la via – diventa libera associazione culturale con il nome di Associazione Shobogendo Dojo Zen Soto di Novara, con la registrazione dell’atto costitutivo e dello statuto. L’associazione è anche iscritta nell’elenco delle libere associazioni senza scopo di lucro.

Iniziato il suo percorso il 18 agosto 2000 con l’ordinazione laica di Zaike Koji con il nome di Donin da parte di Fausto Taiten Guareschi, guida dell’Istituto Italiano Zen Soto Shôbôzan Fudenji di Salsomaggiore Terme (Parma), Giulio Taizen Alliaudi è ordinato – sempre da Guareschi – il 18 agosto 2001 Shukke Tokudo, come Sodo Taizen Joza, e prosegue la sua formazione presso l’Istituto Italiano Zen Soto sino alla qualifica di Maestro Assistente I.

Alliaudi è coadiuvato nell’attività dalla Koji Daishi Ilaria Juko Franchini, che il 18 agosto 2002 ha ricevuto l’ordinazione laica di Zaike Daishi nel monastero di Shôbôzan Fudenji, dove ha proseguito la sua formazione sino alla qualifica di Assistente Maestro I; nonché egli è coadiuvato da Barbara Jikido Migliavacca – membro dell’Associazione Zen Internazionale, fondata da Taisen Deshimaru Roshi (1914-1982) –, che il 27 luglio 2015 è stata ordinata Zaike Daishi presso il Temple de La Gendronièrre (Francia) da Jean-Pierre Taiun Faure, abate del monastero zen Kanshoji di Limoges.

Lo Shobogendo di Novara, nell’intento di fornire un servizio a tutti, dalla sua fondazione garantisce incontri settimanali di zazen, senza interruzioni durante l’intero corso dell’anno. L’associazione ha collaborato a iniziative divulgative sullo zazen organizzate dal Comune di Novara.

Il Centro Zen Komyoji 

Centro Zen Komyoji – Associazione Scuola Soto Zen
Località Costapelata
27040 Fortunago (Pavia)
Tel.: 0383-875584
E-mail: info@komyoji.eu
URL: www.komyoji.eu

Il Centro Zen Komyoji, cui è collegata un’Associazione Scuola Soto Zen aderente all’Unione Buddhista Italiana (U.B.I.), nasce nel 1986 per opera di Roberto Kengaku Pinciara, attuale maestro residente, nato a Milano nel 1949. Nel 1999 Roberto Kengaku Pinciara riceve il dharma nella linea di successione zen soto (dempô) Narita Shûyû Roshi del Tempio di Tôdenji, in Giappone. Il Centro, che conta tre “residenti esterni” – che vivono presso il Centro pure avendo un lavoro esterno –, organizza ritiri brevi e lunghi e soggiorni, nel corso dei quali è data importanza anche all’aspetto salutistico, essendo Roberto Kengaku Pinciara massaggiatore osteopata. A tal proposito notiamo che il Centro ha anche attivato un corso di formazione per operatore in riequilibrio energetico strutturale secondo il “Metodo Energetico Olistico Articolare”. A Milano si trova un centro associato: il Centro Zen Milano – Dojo Zen Ho Un Do (via Garian 43/a).

B.: Il Centro Zen Komyoji diffonde un notiziario disponibile in formato elettronico sul proprio sito Internet.

Il Centro Zen L’Arco 

Centro Zen L’Arco
Piazza Dante, 15
00185 Roma Tel.: 06-70497919
E-mail: info@romazen.it
URL: www.romazen.it

Il Centro Zen L’Arco è ufficialmente affiliato al San Francisco Zen Center fondato da Shunryu Suzuki Roshi (1905-1971), che si costituisce nei primi anni 1960 grazie all’afflusso dei tanti giovani americani che vogliono unirsi a Suzuki Roshi nella pratica; sotto la sua guida si suddivide quindi in vari centri, fra cui il Tassajara Zen Mountain Center, il primo monastero di formazione zen fuori dall’Asia. Dopo la morte di Suzuki, la sua opera continua a essere portata avanti dai suoi discepoli, tra cui spiccano Blanche Hartman, Reb Anderson, Mel Weitsman, Richard Baker, Eijun Linda Cutts e Philip Glenn Whalen (1923-2002). I tre centri che oggi esistono a San Francisco – City Center, Tassajara e Green Gulch – sono il punto di riferimento per molti centri zen sia negli Stati Uniti sia in Europa.

Il gruppo all’origine dell’attuale centro romano – allora denominato Fudo Myo o Jo – si costituisce a Roma, nel 1984, per seguire e praticare gli insegnamenti del maestro zen Fausto Taiten Guareschi, alle origini e attuale promotore dell’Istituto Italiano Zen Soto Shôbôzan Fudenji. Nel 1997 il gruppo decide di staccarsi da Guareschi e cercare ispirazione religiosa altrove. Tale ispirazione è trovata presso il San Francisco Zen Center. Si costituisce così il Centro Zen l’Arco, il cui fondatore è Dario Doshin Girolami, ordinato monaco zen da Zenkei Blanche Hartmann presso il San Francisco Zen Center e che ha ricevuto la trasmissione del dharma dalla già menzionata Cutts, badessa del San Francisco Zen Center; oltre a essersi laureato in Religioni e Filosofie dell’India e dell’Estremo Oriente all’Università La Sapienza di Roma con Corrado Pensa – fondatore dell’Associazione per la Meditazione di Consapevolezza (A.ME.CO.), realtà theravada con sede a Roma –, ha studiato al seguito dei maestri Thich Nhat Hanh e Maezumi Roshi (†1995) e ha ricevuto l’iniziazione ad Avalokiteshvara dal Dalai Lama.

Il gruppo si riunisce tre-quattro volte la settimana. Le attività consistono nella meditazione seduta (zazen), nella meditazione camminata (kinhin), nella recita dei testi sacri (sutra), negli insegnamenti formali (discorsi di dharma), nello studio della filosofia zen in particolare e del buddhismo in generale, nella pratica di attività tradizionalmente legate allo zen, come la cerimonia del tè, la cerimonia dei pasti o la cucitura dell’abito del Buddha o abito monastico (kesa); è inoltre possibile frequentare anche corsi di tai chi chuan, avendo Girolami studiato tale disciplina – nello stile Wu – alla scuola dei maestri Chang Dsu Yao (1918-1992) e Wang Peisheng (1919-2004). Sono inoltre organizzati dei periodici ritiri intensivi di meditazione sia nel centro della città, sia in centri spirituali residenziali immersi nella natura.

L’insegnante responsabile e direttore del centro è lo stesso fondatore, Dario Doshin Girolami. Le altre figure sono: il responsabile della sala di meditazione, il responsabile dei suoni, l’assistente dell’insegnante, il capocuoco, il tesoriere. Tali compiti sono a turno assolti da tutti i membri anziani del gruppo. La tradizione cui L’Arco appartiene è quella zen soto. Si pone l’accento su una pratica di meditazione caratterizzata dalla semplicità, dalla sobrietà e dall’essenzialità. Essa afferma di mirare immediatamente all’obiettivo, senza perdersi in lunghi discorsi teologici o in complicate visualizzazioni meditative. Secondo questa tradizione zen non occorre fare altro che sedersi per terra a gambe incrociate e focalizzare l’attenzione sulla corretta postura e sulla respirazione. Questo permette di sviluppare la consapevolezza di sé stessi, dello spazio circostante e dell’irripetibile bellezza del momento presente, dimensione dalla quale è possibile avere accesso alla reale pace e armonia in cui tutte le esistenze del cosmo da sempre vivono. Attualmente i membri del centro sono una trentina.

B.: Shunryu Suzuki, Mente zen mente di principiante. Conversazioni sulla meditazione e la pratica zen, trad. it., Astrolabio-Ubaldini, Roma 1977; Idem, Rami d’acqua scorrono nell’ombra, trad. it., Astrolabio-Ubaldini, Roma 2000.

Il Dojo Zen Dharma del Buddha  

Dojo Zen Dharma del Buddha
Via Ferento, 5
00183 Roma
Tel.: : 06-76961451; 389-1848431
E-mail: buppodojo@gmail.com
URL: www.buppodojo.org

Il Dojo Zen Dharma del Buddha – in precedenza noto come Dojo Buppo – è collegato ad altri centri e gruppi che in Italia fanno capo all’Associazione Zen Internazionale (A.Z.I.), con sede a Parigi, creata nel 1970 dal maestro Taisen Deshimaru Roshi. L’A.Z.I. – di cui offriamo alcuni cenni generali, pur trattando poi separatamente alcuni centri autonomi presenti in Italia – ha lo scopo di diffondere la pratica dello zen e proseguire l’insegnamento così come lo ha trasmesso il suo fondatore. Deshimaru Roshi ha semplificato e rinnovato certi aspetti formali dello zen soto tradizionale e, tra questi, alcune modalità relative alle ordinazioni monastiche, di modo che queste corrispondano autenticamente alla purezza e alla essenzialità degli insegnamenti da lui trasmessi senza dovere “copiare” una forma giapponese. Pertanto, i monaci e le monache zen ordinati in Occidente, allora da Deshimaru Roshi e oggi da maestri qualificati all’interno della sua scuola zen che continua a rappresentarlo – cioè l’A.Z.I. stessa –, seguono la tradizione da lui trasmessa e continuano a praticarla secondo i suoi insegnamenti.

Deshimaru Roshi è morto in Giappone il 30 aprile 1982. A fronte della sua opera di diffusione e di rinnovamento dello zen, le istituzioni religiose tradizionali giapponesi ne hanno riconosciuto la missione; tale convalida ha avuto formalmente luogo nel 1984 attraverso una cerimonia a La Gendronnière – presso Valaire, in Francia –, durante la quale Rempo Niwa Zenji, superiore del tempio di Eihei-ji, all’epoca massima autorità dello zen soto in Giappone, ha rilasciato il certificato della trasmissione del dharma a tre diretti discepoli anziani del maestro Deshimaru: Etienne Mokusho Zeisler (1946-1990), Stéphane Kosen Thibaut e Roland Yuno Rech. A quest’ultimo maestro fanno riferimento in particolare i centri e gruppi italiani attualmente affiliati all’A.Z.I e i rispettivi praticanti. Attualmente l’A.Z.I. coordina circa duecento fra centri e gruppi in tutto il mondo – di cui centoundici in Francia e tredici in Italia –, la cui direzione spirituale è affidata ai maestri riconosciuti dall’associazione stessa e ai loro incaricati. L’A.Z.I. organizza le sesshin (intensivi di meditazione) e i campi estivi del tempio zen di La Gendronnière – di cui Roland Yuno Rech è abate –, riunendo i dojo e i gruppi di discepoli di tutta Europa; pubblica i testi integrali dell’insegnamento del maestro e la rivista trimestrale Zen.

Il Dojo Zen Dharma del Buddha nasce a Roma nel 1996, dapprima come gruppo di pratica informale. In seguito, nel 1997 riceve dal Maestro Roland Yuno Rech – fondatore dell’Associazione Buddhista Zen d’Europa (A.B.Z.E.), cui il Dojo aderisce – il nome Buppo (cioè dharma di Buddha). Esso propone pratica regolare di zazen (meditazione seduta) e kinhin (meditazione camminata) quattro volte la settimana. Inoltre propone anche conferenze sulla pratica, giornate di zazensesshin, sessioni di cucitura delkesa, espressione che – come si è visto – indica l’abito del Buddha o abito monastico. Un consiglio direttivo di cinque persone organizza le varie responsabilità: contabilità, approvvigionamenti, direzione degli zazen, e così via. Dal 2008 il responsabile del centro è Sengyo Van Leuven. Nato in Belgio nel 1959, dal punto di vista formativo e professionale la sua carriera si sviluppa nella ricerca e sviluppo del settore infermieristico in Olanda, dove – nel 1988 – entra in contatto con la pratica dello zen soto e diventa quindi discepolo di Yuno Rech, che lo ordina monaco nel 1992. Si trasferisce in Francia nel 1994, lasciando le sue attività professionali per praticare quotidianamente lo zen con il suo maestro, approfondendo in particolare la pratica della cucitura del kesa. Oltre a svolgere il ruolo di responsabile del centro, continua a portare il suo insegnamento in altri centri Zen europei e africani.

La tradizione spirituale di riferimento del Dojo Zen Dharma del Buddha è lo zen soto. La postura seduta è al centro della pratica. I concetti di shikantaza (“solo seduti”, completamente assorbiti nella concentrazione alla postura e al respiro) e mushotoku (“spirito di non profitto”) sono essenziali nella pratica proposta. Il numero dei membri a livello nazionale raggiunge il centinaio di persone, sommando i praticanti dei vari centri e gruppi A.Z.I. italiani presenti nelle seguenti città: Fossano e Alba (Cuneo), Milano, Torino, Ancona, Savona, Montorio Romano e Rignano Flaminio (Roma), Trieste, Carpi (Modena), Bergamo.

B: Di Roland Yuno Rech, cfr. in trad. it.: Monaco Zen in Occidente, Promolibri, Torino 1997; e Noi siamo dei Buddha, Mondadori, Milano 2001.

Il Dojo Zen “Mokusho”  

Dojo Zen “Mokusho”
Via Principe Amedeo, 37
10133 Torino
Tel: 346-1559326
E-mail: info@mokusho.it 
URL: www.mokusho.it

Il Dojo Zen “Mokusho”, che segue l’insegnamento del maestro Roland Yuno Rech, si basa sulla pratica più importante dello zen: lo zazen, che corrisponde alla posizione del risveglio del Buddha seduto sotto l’albero Bodhi. Il dojo di Torino, il principale in Italia, è stato fondato nell’ottobre 1988 dal monaco – nonché poeta e pittore – Ezio Tenryu Zanin, discepolo di Roland Yuno Rech, che è stato per un periodo direttore responsabile dell’A.Z.I. (Associazione Zen Internazionale); il dojo è attualmente diretto dalla monaca Emanuela Dosan Losi. Pure autonomo, è in rapporto con altri centri A.Z.I. – a cui è affiliato –, con cui collabora e con cui condivide l’ispirazione ideale, in particolare con il Dojo Zen Dharma del Buddha. Il Dojo Zen “Mokusho” è un’associazione senza scopo di lucro, affiliata inoltre all’Associazione Buddhista Zen d’Europa (A.B.Z.E) e all’Unione Buddhista Italiana (U.B.I.).

B.: Il sito Internet del Dojo Zen “Mokusho” dedica una sezione ad alcuni testi, contenenti sutra e trascrizioni in traduzione italiana d’insegnamenti del maestro Roland Yuno Rech.

Il Dojo Zen Sanrin  

Dojo Zen Sanrin (Associazione San Rin)
Via Don Minzoni, 10
12045 Fossano (Cuneo)
Tel.: 0172-633774
E-mail: dojo@sanrin.it
URL: www.sanrin.it

Nel marzo del 1990 nella cittadina piemontese di Fossano, su invito del Centro Culturale Fossano Lunare, il monaco buddhista Ezio Tenryu Zanin – fondatore del Dojo Zen “Mokusho” – tiene una conferenza e subito dopo dirige una seduta sesshin introduttiva presso l’Istituto “il Risveglio” di Bene Vagienna (Cuneo). Dopo quell’incontro un gruppo di partecipanti manifesta la volontà di continuare a praticare lo zazen. Per cinque anni il gruppo zen di Fossano si sviluppa consolidandosi gradualmente, finché nel 1995 alcuni praticanti, intervenuti al campo estivo de La Gendronnière, chiedono al maestro Roland Yuno Rech di costituire un vero e proprio dojo zen. Nasce così il Dojo Zen Sanrin, dove il nome Sanrin indica “la foresta nella montagna” ed è l’immagine di un ambiente aspro in cui la vegetazione e la vita si sviluppano con difficoltà ma si radicano con grande vigore, influenzando alla fine beneficamente tutta la valle e la pianura. Nella metafora, la montagna è la postura di zazen e la foresta è la comunità dei praticanti, il sangha.

Fin dal suo inizio, il Dojo Zen Sanrin è affiliato all’A.Z.I. (Associazione Zen Internazionale). La sua fondazione, nel 1995, ha coinciso con la costituzione dell’Associazione San Rin, iscritta all’Albo Comunale delle Associazioni, consociata dal gennaio 1997 all’Unione Buddhista Italiana (U.B.I.) e inoltre affiliata all’Associazione Buddhista Zen d’Europa (A.B.Z.E.). L’attività principale del dojo è focalizzata sulla pratica di zazen. Il centro attualmente non è residenziale ed è aperto setttimanalmente negli orari che accolgono i praticanti i quali giungono per praticare zazen. È possibile partecipare a delle giornate di pratica o partecipare alla cucitura del kesa e a sesshin con il maestro Roland Yuno Rech organizzate insieme ad altri dojo. Il monaco responsabile del dojo o monaci più anziani nella pratica tengono anche incontri divulgativi o di approfondimento sullo zen. Nel dojo, sin dal 1996, si è iniziato a tenere un incontro a cadenza mensile – nel pomeriggio del primo sabato di ogni mese – completamente dedicato ai bambini, dai sette anni in poi, perché questi possano avvicinarsi alla pratica della consapevolezza in modo semplice e naturale attraverso il silenzio di zazen, l’ascolto di storie basate sull’insegnamento dell’Amore e della Saggezza, e attività creative; questo spazio è guidato da una monaca ed è attivato solo quando esiste la richiesta dei bambini e genitori sufficiente a formare un piccolo gruppo.

Il responsabile del centro è Lucio Yushin Morra e l’organizzazione del dojo segue la tradizione zen: perciò esistono un monaco responsabile e assistenti incaricati – monaci e laici – che si dividono le varie responsabilità all’interno del centro, dagli insegnamenti allo studio, dalla biblioteca ai fiori degli altari, dalle pulizie ai rapporti esterni, e così via, e tutti gli incarichi sono offerti ai praticanti come occasione di pratica di consapevolezza e servizio verso gli altri. Il dojo è aperto a tutti, ma regolarmente frequentato da soci e aderenti dell’Associazione San Rin che lo sostengono; mediamente questi oscillano fra le venti e le trenta persone. Il dojo partecipa alla Rete Buddhista Piemonte che riunisce i vari centri buddhisti della regione.

B.: Il Dojo pubblica il bollettino interno La foresta nella montagna.

Il centro di Milano  

Centro Italiano Zen Sōtō
Via Gaetana Agnesi, 18
20135 Milano
Tel. e fax: 02-58306763
URL: www.centroitalianozen.it

Ferdinando Nason (Ryusui Zensen) fonda un Centro Zen indipendente a Venezia nel 1965. La sede si trasferisce in seguito a Milano, dal dojo di Via Trebbia – aperto nel 1972 –, fino alla struttura attuale. Il maestro Ryusui Zensen ha studiato la Via sotto il venerabile Taigen Prajñānanda (1910-1993) e sotto il patriarca Taisen Deshimaru Roshi, dal quale ha ricevuto il Sigillo della Trasmissione. L’attività del Centro, oltre che sul rapporto con il maestro Ryusui Zensen, è basata principalmente sullo zazen quotidiano, sul ritiro di fine mese (sesshin) e sul tradizionale ritiro dal primo all’8 dicembre (rohatsu). Il Centro Italiano Zen Sōtō è costituito in associazione alla quale si può accedere dopo un colloquio preliminare con un monaco e un periodo di prova di almeno sei mesi.

B.: Il mensile Quale Zen?, a lungo curato dal Centro, ha cessato le pubblicazioni. I principali testi di studio per monaci e laici sono lo Shobogenzo, una raccolta degli insegnamenti del maestro Dogen Zenji, pubblicato nel 2003 da Pisani, Isola dei Liri (Frosinone) (Shobogenzo. L’occhio e il tesoro della vera legge); e Anagārika Prajñānanda, Buddhismo gnostico. Jñāna e Prajñā. Gnosi e prognosi, Pisani, Isola del Liri (Frosinone) 2006.

Il centro di Firenze  

Centro Zen Firenze Shinnyo-Ji
Via Vittorio Emanuele II, 171
50134 Firenze
Tel.: 339-8826023
E-mail: centro@zenfirenze.it
URL: www.zenfirenze.it

Il Tempio Daijo-ji di Kanazawa, in Giappone – fondato da Tettsu Gikai Zenji (1219-1309) – è uno dei più antichi e importanti templi della tradizione zen soto. Dopo un periodo di declino, è stato rifondato nell’attuale ubicazione nel 1697 ed è oggi il centro di numerose istituzioni e attività. Il suo attuale settantaduesimo abate è il reverendo Ryushin Azuma Roshi, di cui è stata discepola diretta Anna Maria Iten Shinnyo, che nel 2004 ha fondato, con l’autorizzazione dell’abate di Daijo-ji, il Tempio Shinnyo-ji di Firenze, ufficialmente “sede Italiana del Monastero di Daijo-ji”. Il precedente Centro Zen di Firenze è stato così elevato a tempio ed è diventato parte integrante di un prestigioso lignaggio giapponese. È visitato annualmente dal reverendo Azuma Roshi e da altri monaci del Tempio Daijo-ji e di altri templi giapponesi; per esempio, ha soggiornato ripetutamente presso il Tempio fiorentino il monaco Shinko Fujiwara, che si è formato al Tempio Daijo-ji ma attualmente risiede presso il Tempio Kinso-ji di Ueda, di cui il padre è abate.

Anna Maria Iten Shinnyo inizia, a fine anni 1980, la pratica meditativa seguendo la tradizione himalayana in India, successivamente si avvicina al buddhismo zen studiando i testi classici e iniziando la personale ricerca di un maestro. Dal 1995 al 2000 pratica lo zen sotto la guida del maestro Carlo Tetsugen Serra presso il Monastero Enso-ji Il Cerchio di Milano, ricevendo i voti da bodhisattva nella cerimonia di Jukai il 25 settembre 1999. Nell’agosto 2002, presso il monastero Daijo-ji di Kanazawa, incontra finalmente in Ryushin Azuma Roshi – allora vice-abate – il maestro che cercava. Questo incontro determina l’inizio di un percorso che conduce Anna Maria Iten Shinnyo a lunghi periodi di addestramento e formazione sotto la guida del maestro, due volte all’anno, presso Daijo-ji. Il 6 agosto 2004 riceve con la cerimonia di Tokudo i voti da monaco zen, raggiungendo il grado di jyōza ed entrando così ufficialmente nella scuola soto zen giapponese con il nome buddhista Iten Shinnyo, dove “I” sta per Italia, “ten” significa cielo, “Shin” è ideogramma di verità e “nyo” significa come; dunque, la traslitterazione italiana del suo nome significa: “Cielo d’Italia come verità”. Il 16 aprile 2007 con la cerimonia di Hossen diventa shusso raggiungendo il grado di zagen; nel mese di giugno 2008 riceve, sempre da Ryushin Azuma Roshi, lo shiho, cioè la trasmissione del dharma, diventando a sua volta maestro zen nella tradizione soto giapponese; il 21 giugno 2008, presso il tempio di Eihei-ji e il giorno successivo a Soji-ji – i due templi guida della tradizione soto giapponese –, con la cerimonia di Zuise, consegue il grado di jyūshoku, diventando ufficialmente abate di Shinnyo-ji. Infine, l’8 febbraio 2010 consegue il grado di nitōkyōshi.

Il Tempio insegna la meditazione seduta nella postura zazen e la meditazione camminata kin-hin, definita “zazen in movimento”. È aperto a tutti – anche a chi non è buddhista – per la meditazione e organizza in proprio o partecipa a una serie di attività d’impegno sociale e di dialogo interreligioso, grazie anche all’opera di alcuni collaboratori designati, fra cui il baritono Yasutoshi Hosokawa, che vive a Firenze. Permette anche a praticanti italiani di soggiornare presso il Tempio Daijo-ji di Kanazawa per periodi di pratica insieme ai monaci.

B.: Diversi testi esplicativi sul Centro e sul Tempio si trovano sul sito Internet del Centro Zen Firenze.

Il centro di Vicenza  

Zen d’Occidente – Centro di Vicenza
Via Edmondo De Amicis, 11
36100 Vicenza Tel.: 347-4844925
E-mail: mail@zendoccidente.org
URL: www.zendoccidente.org

Il Centro Zen d’Occidente di Vicenza, un centro indipendente che s’ispira a tutte le tradizioni zen e ne propone un incontro con la cultura occidentale, è stato fondato nel 1996 a Vicenza da Salvatore Sottile (1955-), Marzio Bomitali (1953-), Giorgio Dall’Ava (1955-), Francesco Censi (1964-) e Graziella Salamini (1942-), tutti provenienti da una lunga pratica meditativa. L’attuale responsabile è Salvatore Shogaku Sottile, monaco che propone un’originale lettura dello zen in dialogo con il cristianesimo e la filosofia greca, fino a parlare – non senza un tocco provocatorio – di “Epicuro di Samo [341-270 a.C.] maestro zen”; e tutto questo allo scopo di offrire una pratica fondata sulla classica meditazione zazen ma che vorrebbe trarre la sua legittimazione non tanto da un lignaggio tradizionale quanto dalla capacità d’interagire in modo significativo con gli uomini e le donne occidentali di oggi. I membri sono una ventina, e nel luglio 2000 alcuni di loro hanno dato un nuovo orientamento alla loro attività fondando la Comunità di accoglienza I Benedetti, presieduta da Livia Graizzaro.

Dal maggio 2008 – accanto al Centro, nella medesima sede – opera, con finalià di carattere culturale orientate alla diffusione del buddhismo, l’Associazione Areté, che organizza anche corsi di shiatzu riconosciuti dall’Istituto di Ricerca e Terapie Energetiche (I.R.T.E.), fondato da Fabio Zagato, presidente dell’International Meditation Center (IMC) di Milano, aderente alla tradizione theravada. Al Centro di Vicenza è collegato il Centro Zen Komyo-Ji – Associazione Scuola Soto Zen, con sede e attività in provincia di Pavia: Casteggio, Fortunago e Voghera.

B: Il sito Internet del Centro consiglia una serie di volumi pubblicati da case editrici italiane quali approfondimento sulle tematiche di interesse.

Il monastero Musang-am di Lerici  

Musang-am – Comunità Bodhidharma
Località Monti di San Lorenzo, 26
19032 Lerici (La Spezia)
Tel.: 339-7262753
E-mail: bodhidharma@email.it
URL: www.bodhidharma.info

Il maestro Tae Hye (1952-), di nazionalità finlandese, e il monaco Tae Ri (1968-), di nazionalità italiana, ricevono l’ordinazione monastica nell’ordine Chogye e la formazione sotto la guida del maestro coreano Il Gak dal Centro Internazionale di Meditazione Songwangsa. La monaca italiana Yo Ung riceve la formazione monastica nel tempio femminile Pul Yong Sa in Corea. Il monaco italiano Xing Wu riceve l’ordinazione monastica sotto la guida del maestro Tzu Yuan del monastero Sheng Jue Si di Taiwan. Il venerabile Tae Hye comincia l’attività in Italia, nel 1992, al Tempio Pagoda di Rassina (Arezzo). Nel 1997 è fondata l’Associazione Bodhidharma – di cui è presidente – composta di monaci e di laici. In Birmania, nel 1999, riceve la riordinazione di bhikkhu – la prima nel 1987, in Corea – secondo la scuola theravada dal maestro U Pannadipa, abate dell’International Meditation Center. Nel 2000 è acquistato il locale per la nuova sede monastica a Lerici. Tae Ri è invece attualmente impegnato in diverse attività di dharma e insegnamento delle pratiche di meditazione – oltre che presso il monastero Musang-am di Lerici – presso il centro Vajrapani di Bosentino (Trento) e collabora con altri centri della tradizione theravada dello Sri lanka presenti in Italia. Dal settembre 2004 ha aperto una nuova attività di dharma alla Pagoda vietnamita di Polverara (Padova), avviando una collaborazione con la comunità vietnamita italiana.

I soci dell’Associazione Bodhidharma sono una dozzina, fra cui tre monaci e una monaca. Il monastero è indipendente ma ha relazioni con i citati monasteri Sheng Jue Si di Taiwan e Songwangsa, della Corea del Sud. Al centro si svolge una vita monastica secondo la tradizione di riferimento. In altri luoghi ci sono gruppi di meditazione e studio dove periodicamente si reca uno dei monaci. L’Associazione conta una quarantina di membri. La tradizione è quella cinese-coreana mahayana – dell’ordine Chogye coreano –, talora citata anche come “tradizione zen-son coreana” (o “soen”). L’Associazione, che aderisce all’Unione Buddhista Italiana (U.B.I.), promuove lo studio e la pratica della via non dualistica, basandosi sugli insegnamenti dei maestri di dhyana (son) indiani, cinesi e coreani e sostiene il centro monastico che organizza ritiri contemplativi, recitazione dei nomi dei Buddha e dei bodhisattva, recitazione dei sutra, contemplazione ch’an, “serena chiarezza” (mo-chao) e kong-an, pratica della via dei bodhisattva (voti e “sei perfezioni”) e del vegetarianesimo.

B.: Il sito Internet della Comunità consiglia una serie di volumi pubblicati da case editrici italiane quali approfondimenti sulle tematiche d’interesse e rende disponibili i testi di alcuni insegnamenti tenuti per i membri da Tae Hye e Tae Ri.

L’Ordine dell’InterEssere 

Ordine dell’InterEssere – Community of Mindful Living – Associazione Essere Pace
Via Tertulliano, 30
20137 Milano
E-mail: info@esserepace.org
URL www.esserepace.org

L’istituzionalizzazione in Vietnam del buddhismo zen – noto in Indocina anche con il citato termine sanscrito dhyana – si può fare risalire all’anno 1259, quando il re Tran Thai Tong (1218-1277) abdica per dedicarsi esclusivamente alla sua pratica, in una forma influenzata principalmente dalla scuola rinzai (in vietnamita lam-te). Tra alterne vicende politiche, ma potendo contare su un cospicuo numero di monaci e monache, lo zen vietnamita continua il suo sviluppo nei secoli seguenti, finché trova un grande maestro in Lieu Quan (1670-1742). Al lignaggio di quest’ultimo si ricollega Thich Nhat Hanh, uno dei maestri contemporanei che più hanno fatto per diffondere il buddhismo in Occidente.

Durante la guerra del Vietnam, Thich Nhat Hanh (1926-2022) è tra i protagonisti dell’impegno dei monaci buddhisti per la pace; nel 1963 partecipa alla fondazione della Chiesa Buddhista Unita da cui emana nel 1964 l’Università buddhista Van Hanh, di cui è co-fondatore. La Chiesa Buddhista Unita sarà messa fuori legge dalle autorità comuniste – che imporranno a tutti i buddhisti di confluire in una Chiesa Buddhista statale – nel 1980, ma nel frattempo Thich Nhat Hanh l’avrà ricostituita all’estero, registrandola prima in Francia, quindi negli Stati Uniti nel 1997. Nel 1983 il monaco vietnamita aveva creato a Berkeley un’altra entità, la Community of Mindful Living, che dal dicembre 1999 fa parte della stessa organizzazione legale denominata Unified Buddhist Church (Chiesa Buddhista Unita). Questa presiede a una serie d’iniziative e comunità ispirate all’insegnamento di Thich Nhat Hanh negli Stati Uniti e in Europa, fra cui – in Francia – il Plum Village, a ottantacinque chilometri da Bordeaux, dove il maestro ha vissuto fino al dicembre 2016, quando si è trasferito in Thailandia, e dove sono ospitati un monastero maschile, uno femminile e un centro di pratica per i laici. Dal 2005 le autorità vietnamite hanno autorizzato suoi soggiorni in Vietnam, dov’è morto presso il tempio Tu Hieu di Hué il 22 gennaio 2022. Numerosi sono i discepoli in Italia, un Paese spesso visitato da Thich Nhat Hanh, raccolti sotto le sigle InterEssere, Community of Mindful Living ed Essere Pace – associazione legalmente costituita nel 1996 –, che fanno tutte capo alla Chiesa Buddhista Unita. I gruppi di pratica italiani si radunano in case private in diverse città. Dalla volontà che l’insegnamento di Thich Nhat Hanh possa ancor più radicarsi in Italia, intorno al 2005 nasce il progetto Centro di Vita Consapevole, che prevede la fondazione di un centro – che sarà diretto da Helga e Karl Riedl, insegnanti laici della scuola di Plum Village – in cui risiedano stabilmente degli insegnanti e una piccola comunità di praticanti e che in ogni momento possa accogliere quanti desiderano godere dei benefici della pratica della consapevolezza. Il luogo dove questa realtà sta prendendo forma è un terreno di sedici ettari nel comune di Castelli (Teramo), sul versante adriatico del Gran Sasso.

Il maestro vietnamita sottolinea l’importanza del ritorno al respiro consapevole, per assumere uno stile di vita “meditativo” attraverso la meditazione seduta ma anche quella camminata, del pasto, del lavoro e un’interazione significativa con gli altri. I cinque precetti del Buddha sono stati riformulati da Thich Nhat Hanh nella forma dei “cinque addestramenti alla consapevolezza”, che invitano a coltivare la compassione, la gentilezza amorevole, la responsabilità nei rapporti sessuali, il buon uso della parola e la salute fisica e mentale, evitando l’assunzione di sostanze nocive e la visione di programmi televisivi e altri spettacoli “velenosi”. Se i “cinque addestramenti” sono per tutti, il maestro vietnamita propone i “quattordici addestramenti” a monaci e monache, ma anche laici e laiche impegnati a costruire gruppi di pratica nei luoghi in cui vivono, che desiderano impegnarsi nell’Ordine dell’InterEssere (Tiep Hien), il quale ha oggi quattrocento membri che hanno ricevuto formalmente gli “addestramenti” e migliaia di praticanti nella “comunità allargata” che s’ispira agli stessi valori. Tra questi assumono un ruolo centrale l’impegno sociale e l’educazione alla pace, caratteristiche essenziali di un buddhismo zen forgiato nelle tragedie del Vietnam del secolo XX.

B.: Essenziale per la spiritualità dell’Ordine dell’InterEssere e per la pratica quotidiana è Canti e recitazioni del Plum Village, trad. it., Antonio Nobile Editore, Milano 2000. Numerosi sono i testi di Thich Nhat Hanh pubblicati in trad. it.: tra quelli editi da Astrolabio-Ubaldini di Roma si potrà partire da Essere Pace (1989); Il sole, il mio cuore. Dalla presenza mentale alla meditazione di consapevolezza, (1990); Il miracolo della presenza mentale. Un manuale di meditazione (1992); Toccare la pace. La pratica dell’arte di vivere con consapevolezza (1994); Il piccolo libro della consapevolezza(2000); Perché un futuro sia possibile. Il sutra per i discepoli laici del Buddha (2000). Cfr. inoltre Helga e Karl Riedl, Non dimenticatevi di sorridere, trad. it., Associazione Essere Pace, Milano 1996; e Iidem, Verso una vita risvegliata, trad. it., Antonio Nobile Editore, Montescaglioso (Matera) 2002.

Il Centro Nirvana  

Centro Nirvana (Ch’an Nirvana)
Via Ostiense, 152/b
00154 Roma
Tel.: 338-7021800; 328-6848780
E-mail: info@centronirvana.it
URL: www.centronirvana.it 

Il Centro Nirvana (Ch’an Nirvana) è l’Associazione Spirituale per la Meditazione Chan e Zen, fondata a Roma nel 1994 da Alberto Mengoni (Aliberth) e Cristina Martire (1954-1995). Mengoni ha voluto assumere il nome di Aliberth perché esso, “quando è ripetuto in continuità come un ‘mantra’ ha il significato fonico-onomatopeico di ‘Libertà'”, nel senso di “liberazione dal mondo” (moksha). L’associazione intende rimanere il più possibile aderente agl’insegnamenti segreti del chan buddhista dei patriarchi cinesi e della scuola madhyamika, la “Via di mezzo”, una delle principali scuole del buddhismo mahayana, diffusa nel secolo II da Nagarjuna. Questa scuola si serve della meditazione chan come forma di auto-conoscenza profonda che facilita l’interiorizzazione delle verità acquisite grazie agli insegnamenti sulla “Natura della Mente”, tramandata dai sutra e dalla visione di “Silenziosa Comprensione” del maestro buddhista indiano Bodhidharma – da molti ritenuto primo patriarca del buddhismo chan – e d'”Illuminazione Improvvisa” del già citato Hui-neng e dei suoi seguaci.

La scelta di fondare il Centro Nirvana è stata preceduta, per Mengoni, da diverse esperienze spirituali. Educato per dodici anni in collegi cattolici, comincia a frequentare gli Hare-Krishna e a interessarsi di macrobiotica e vegetarianesimo. Si avvicina così a dottrine più adatte a fornire risposte esistenziali come l’Advaita Vedanta e il buddhismo tibetano. Nello stesso periodo sperimenta la meditazione vipassana sotto la guida di maestri della scuola theravada come Corrado Pensa – fondatore dell’Associazione per la Meditazione di Consapevolezza (A.ME.CO.) – e Mario Thanavaro – fondatore dell’Associazione Amita – Luce Infinita – e la meditazione zen. Mengoni ritiene di essere un ricercatore della verità, che dopo avere rinunciato alle gratificazioni della vita mondana e al benessere materiale, ha seguito il dharma “con tutto il cuore e con vera sincerità” per potere vedere la “Verità” e raggiungere la “meta”. Il suo cammino spirituale, grazie anche all’influsso della sua compagna Cristina, sfocia nella fondazione di un piccolo gruppo di autocoscienza, il Centro Nirvana, nel quale vengono accolti i “pochi arditi che hanno il coraggio (e la fortuna) di avvicinarvisi, per mettere in pratica i suoi insegnamenti esperienziali al fine di trovare il Vero ed Unico Maestro al nostro interno”. Per fare questo, Aliberth si avvale di tutte le nozioni non-dualistiche delle dottrine buddhiste, induiste, e talora anche cristiane. Secondo il fondatore del centro Nirvana “solo una ristretta parte dell’umanità (circa lo 0,01%) riesce a comprendere l’insegnamento (e il linguaggio) segreto del Chan dei Patriarchi. Questo significa che la maggior parte degli esseri viventi dovrà aspettare cause e condizioni più favorevoli, seppur in quest’era degenerata e avversa al Dharma, onde poter arrivare al giusto punto di maturazione della propria mente, per poter finalmente capire questo profondo messaggio soteriologico”.

Il Centro Nirvana organizza, nei giorni di lunedì e venerdì, incontri dei gruppi di meditazione e pratica, e ogni primavera un seminario per quanti desiderano conoscere la meditazione chan. Le persone che si sono avvicinate alla disciplina del chan dal 1994 sono state circa duecento. Attualmente i frequentatori del Centro Nirvana sono una decina.

B.: Il Centro Nirvana cura la traduzione in italiano di testi di Dharma. Tra questi da segnalare è la traduzione, a cura di Cristina Martire – revisione e adattamento di Alberto Mengoni – del libro di Chandrakirti, Il Settuplice Ragionamento, meditazione sull’assenza di un sé delle persone, Chiara Luce Edizioni, Pomaia (Pisa) 2003. Il Centro Nirvana pubblica dal 2002, solo per i propri soci e abbonati, il bollettino mensile Nirvana News.

Il Centro Zen Anshin “Pace del Cuore”  

Centro Zen Anshin “Pace del Cuore”
Via Ettore Rolli, 49
00153 Roma
Tel.: 06-5811678
E-mail: zen@anshin.it
URL: www.anshin.it

Il Centro Zen Anshin “Pace del Cuore” è un centro di pratica di buddhismo zen soto, i cui responsabili e insegnanti sono i monaci Annamaria Gyoetsu Epifanìa e Guglielmo Doryu Cappelli, discepoli del maestro Shohaku Okumura, appartenente al lignaggio del maestro Kosho Uchiyama Roshi, successore di Kodo Sawaki Roshi. Shohaku Okumura nasce a Osaka, in Giappone nel 1948. Studia all’Università Komazawa di Tokyo ed è ordinato da Kosho Uchiyama Roshi, nel 1970. Pratica insieme al suo maestro fino al 1975, anno in cui si trasferisce negli Stati Uniti. Dopo avere praticato presso il Pioneer Valley Zendo, nel Massachusetts, nel 1981 torna in Giappone e inizia a tradurre in inglese gli scritti di Dogen Zenji – patriarca del buddhismo zen soto – e di Uchiyama Roshi. Insegnante presso il Centro Zen Soto di Kyoto e poi al Minnesota Zen Meditation Center di Minneapolis (Minnesota), Okumura guida sesshin e gruppi di studio negli Stati Uniti, in Giappone, Europa e America Latina. Dal 1997 al 2010 è direttore del Soto Zen Education Center di Los Angeles, la sede amministrativa della Scuola Soto Zen giapponese, successivamente trasferito a San Francisco con la denominazione Soto Zen International Center. Shohaku Okumura è oggi abate del Tempio Sanshin-ji di Bloomington, nell’Indiana.

Annamaria Gyoetsu Epifanìa e Guglielmo Doryu Cappelli – entrambi danzatori professionisti, sono responsabili del Centro Tara Bianca Danza – Arti Terapeutiche a Roma, dove insegnano danza creativa e danzaterapia – iniziano nel 1985 il loro percorso nel buddhismo, ricevendo nel 1999 l’ordinazione monastica nella scuola zen soto dal maestro Roland Yuno Rech, presso il tempio di La Gendronnière, in Francia. Dal 2001 al 2006 Cappelli dirige a Roma il Dojo Zen Dharma del Buddha, appartentente all’Associazione Zen Internazionale (A.Z.I.). Annamaria Gyoetsu Epifanìa e Guglielmo Doryu Cappelli – oltre che nella sede principale di Roma – insegnano e dirigono la pratica del Centro Zen Anshin di Palermo e di Ragusa. Collaborano con l’Unione Buddhista Italiana (U.B.I.) – cui però il Centro non è associato – per conferenze e iniziative, con la Rete Buddhista del Centro Sud, con la Consulta per il dialogo interreligioso del Comune di Roma e con la Fondazione Astalli per l’educazione alla diversità religiosa nelle scuole elementari, medie e superiori. Le attività del Centro comprendono: pratica della meditazione zazen, introduzione allo zazen per principianti, cerimonie e recitazione di sutra (testi sacri), gruppi di studio su dottrina e tematiche buddhiste, giornate di pratica intensiva, iniziative di solidarietà, incontri con le scuole, dialogo interreligioso.

Lo spirito del Centro si fonda sull’insegnamento delle “tre menti” (sanshin), così come insegnato dal patriarca Dogen Zenji, il quale raccomandava che chiunque lavori a favore della famiglia del Buddha – il sangha – dovrebbe mantenere tre atteggiamenti mentali: mente magnanima (daishin), mente amorevole (roshin) e mente lieta (kishin). La mente magnanima è come un oceano o una montagna: calma e costante, ma pronta ad accettare e nutrire gli innumerevoli esseri e situazioni, senza distinzione. La mente amorevole – letteralmente “mente dell’anziano” – è simile all’atteggiamento di una nonna gentile o un genitore che si diletta nel prendersi cura degli altri; è lo spirito del bodhisattva, la persona completamente matura. La mente lieta è la gioia che sorge dal profondo del cuore, anche in mezzo alle difficoltà; nasce dall’intuizione di zazen, della non separazione e della comunione profonda con tutti gli esseri. Secondo la dottrina del Centro, insieme, le tre menti costituiscono il fondamento di una comunità buddhista. Quando sono radicati nello zazen, questi tre atteggiamenti mentali permettono di vivere e lavorare in armonia con gli altri in ogni momento.

Il Dojo Zen Ten Shin – Cuore di Cielo Puro di Napoli  

Ten Shin – Cuore di Cielo Puro
Via Terracina, 357
80125 Napoli
Tel.: 392-5245377
E-mail: info@tenshin.it
URL: www.tenshin.it

Il Dojo Zen Ten Shin – Cuore di Cielo Puro opera in Campania dal 2002 come libera associazione di persone allo scopo di divulgare la pratica della scuola zen soto attraverso l’organizzazione di conferenze, la collaborazione con istituti scolastici e associazioni per la promozione di progetti interculturali. Nell’aprile 2010, con l’intento di dare un’identità definita al Dojo, i praticanti hanno dato vita all’Associazione Shobogendo Napoli – nome con cui il Dojo operava già da otto anni –, legalmente costituita con atto notarile. Nel 2012 è stato deciso di apportare alcune modifiche all’atto costitutivo, cambiando la denominazione nell’attuale Ten Shin – Cuore di Cielo Puro; nel contempo il Dojo ha smesso di far parte della linea dell’Associazione Zen Italiana avente sede presso l’Istituto Italiano Zen Soto Shôbôzan Fudenji di Salsomaggiore Terme (Parma), per collegarsi alla linea del maestro Carlo Tetsugen Serra e all’Associazione “Il Cerchio” dei monasteri Enso-Ji e Sanbo-Ji. Nella primavera del 2015 il Dojo ha trovato la sua sede stabile, e il 21 ottobre dello stesso anno il maestro Tetsuyjo Deguchi, abate del Tempio Toshoji di Tokyo, alla presenza del maestro Tetsugen Serra, ha officiato la cerimonia di apertura dell’occhio della statua del Buddha – Kaitan Hoyo –, inaugurando ufficialmente il nuovo Dojo di Napoli, che è così diventato il primo tempio zen dell’Italia meridionale.

I princìpi fondamentali ispiratori di Ten Shin – Cuore di Cielo Puro sono due: la tradizione del dharma tramandata legittimamente e ininterrottamente come comunione diretta e personale; la dottrina e la disciplina della pura e semplice postura seduta. Responsabile del Dojo è Massimo Taiku Rossi (1968-), monaco novizio zen, che approda all’attuale tradizione religiosa mediante una ricerca spirituale in lui indotta dalla pratica di varie arti marziali, in particolare il karate, dove si è segnalato per risultati sportivi di rilievo. Mediante la sua ricerca di una spiritualità che lo appaghi, giunge all’Istituto Italiano Zen Soto Shôbôzan Fudenji di Fausto Taiten Guareschi, a cui richiede – nel 2001 – l’ordinazione laica di zaike tokudo bodhisattva, con il nome di “Eitai” e nel 2002 l’ordinazione di shukke tokudo – ovvero di monaco novizio zen – con il nome, appunto, di “Taiku”. Da allora prosegue anche con la pratica e l’insegnamento del karate presso la Scuola di Karate-Do Ryu Jo Kan di Napoli, sforzandosi di unire le tecniche del karate con i princìpi dello zen, non rivolgendosi a un pubblico di agonisti, bensì a persone che intendano usare la pratica delle arti marziali come mezzo per giungere a un miglioramento personale. Dalle modifiche costitutive del 2012, presidente del Dojo Zen Ten Shin – Cuore di Cielo Puro è Daniela Myoei Di Perna, nata a Roma nel 1968.

Presso il Dojo Zen Ten Shin – Cuore di Cielo Puro, la pratica viene svolta secondo i canoni della tradizione zen soto, così come dettati dal patriarca Dogen Zenji nelle sue opere Shobogenzo (“Il Tesoro e l’Occhio della Vera Legge”), Fukanzazengi (“Indicazioni per la pratica”) ed Eihei Shingi (“Regole della pratica di Eihei”), contenenti le indicazioni su come svolgere correttamente la pratica e le varie mansioni a essa connesse. Il Dojo organizza, inoltre, corsi di shodo (calligrafia giapponese), seminari e conferenze sulla medicina tradizionale e omeopatica.

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