Le Religioni in Italia
Massimo Introvigne - PierLuigi Zoccatelli (sotto la direzione di)
LE CHIESE DEL SANTO DAIME
Chiese del Santo Daime – CEFLURIS – Culto Eclettico della Fluente Luce Universale
Casa Regina della Pace
Via Francesca, 7
06081 Assisi
Tel.: 075-816557
E-mail: casareginadellapace@santodaime.it
URL: www.santodaime.it
Le Chiese del Santo Daime – di cui oggi esistono varie branche indipendenti – nascono dall’esperienza di Raimundo Irineu Serra (“Mestre Irineu”, 1892-1971), un povero lavoratore afro-brasiliano della foresta amazzonica che nei primi anni 1920 entra in contatto con popolazioni indigene che da tempo immemorabile fanno uso di ayahuasca, una bevanda rituale estratta da un arbusto (banisteriopsis caapi) e da foglie (psychotria viridis) della foresta, entrambe con un contenuto variabile di diversi alcaloidi che conferiscono alla bevanda un effetto allucinogeno. Sembra che Serra si ripromettesse anzitutto di ottenere dalle visioni indicazioni e vantaggi di tipo pratico. Ben presto, però, gli appare uno spirito femminile che è insieme la Regina della Foresta della tradizione indigena e la Vergine Maria, e che lo guida nei passi che lo conducono alla fondazione di una religione. Nel 1930 Serra si trasferisce nella città di Rio Branco, dove fonda una Chiesa popolarmente nota come Alto Santo e che prenderà poi il nome di Centro de Illuminãção Cristã Luz Universal(CICLU). La Chiesa ha successo, grazie alle capacità di curatore e di leader di Serra e anche ai numerosi inni popolari che riceve spiritualmente dall’astrale e diffonde. In essi ricorre spesso la parola “daime” (“dammi”), e la ayahuasca diventa popolarmente nota come “Santo Daime”, nome che finisce per essere adottato dallo stesso movimento. Un’espansione verso altre zone del Brasile comincia già durante la vita di Serra, che muore nel 1971. Dopo la sua morte si determinano nel movimento numerose divisioni: ma alcuni discepoli si erano già resi di fatto indipendenti da decenni, e seguire l’albero genealogico delle diverse Chiese del Daime non è semplice. Il gruppo “daimista” oggi più diffuso riconosce come leader Sebastián Mota de Melo (1920-1990). Nato in Amazzonia (Adelia, municipio di Eirunepé), Mota inizia la sua carriera spirituale nel mondo dello spiritismo. Nel 1959 raggiunge i parenti della moglie nella zona di Rio Branco, dove fonda con alcuni discepoli una comunità, la Colonia 5.000, così chiamata perché il terreno su cui sorge era costato cinquemila cruzeiros. Conosce Serra e nel 1965 prova per la prima volta il Daime. Una Chiesa del Santo Daime è organizzata nella Colonia 5.000. Dopo la morte di Serra nel 1971, Mota riunisce un gruppo importante dei discepoli di quest’ultimo, mentre altri continuano le attività con la sigla CICLU. Nel 1983 – mentre hanno cominciato a manifestarsi le prime opposizioni contro quella che gli oppositori chiamano la “setta della droga”, che nel frattempo si è diffusa in diverse grandi città brasiliane – Mota si trasferisce con i seguaci nel cuore dell’Amazzonia dove fonda la comunità del Céu do Mapiá, dove oggi vivono oltre settecento persone e che costituisce un punto di riferimento importante per migliaia di fedeli in Brasile e nel mondo. Nel 1986, dopo una lunga indagine condotta presso il Céu do Mapiá e altre comunità, il CONFEN (Consiglio Federale per gli Stupefacenti) brasiliano elimina temporaneamente l’estratto di banisteriopsis caapi dalla lista delle sostanze proibite, e decisioni successive ne autorizzano l’uso in via permanente, purché in un contesto rituale e senza fini di lucro. Dal 17 novembre 1986 la religione del Santo Daime è in pratica considerata legale in Brasile, ancorché a rigore la decisione del CONFEN non riguardi il principio attivo – la DMT, dimetiltriptamina – contenuto nella psychotria viridis, il cui uso rimane formalmente vietato. È importante notare che la DMT rientra nell’elenco delle sostanze vietate dalla Convenzione di Vienna delle Nazioni Unite sulle sostanze psicotrope del 1971, cui cinque Paesi – il Canada e gli Stati Uniti per il peyote utilizzato da gruppi nativi-americani; il Perù per la ayahuasca, che in questo Paese è pienamente legale; il Messico e il Bangladesh per altre sostanze utilizzate in riti etnici e tribali – aderirono con una formale riserva, prevista dall’articolo 32 comma 4 della stessa Convenzione, esentando dal divieto l’uso di specifiche sostanze da parte di “gruppi ristretti ben determinati in occasione di cerimonie magiche o religiose”. Il Brasile aderì alla Convenzione di Vienna senza tale riserva, che poteva essere formulata solo all’atto dell’adesione e non successivamente. Pertanto una formale legalizzazione della DMT da parte del Brasile violerebbe la Convenzione. Una risoluzione del CONAD (Consiglio Nazionale di Politica delle Droghe), successore del CONFEN, del 2010, non legalizza la DMT ma stabilisce una serie di regole – sulla cui natura effettivamente vincolante si discute – che autorizzano l’uso della ayahuasca esclusivamente in un contesto religioso e per fedeli effettivi di gruppi di cui si suggerisce la registrazione presso lo stesso CONAD.
Nel 1990 Mota muore, colpito da un infarto mentre visita la Chiesa daimista di Pedra de Guaritiba (Rio de Janeiro). Alla guida del CEFLURIS (Centro Eclettico Fonte Luce Universale Raimundo Ireneu Serra), la struttura che riunisce i seguaci della branca Mota delle Chiese del Santo Daime, gli succede il figlio Alfredo Gregório de Melo, mentre il discepolo Alex Polari de Alverga – che ha tenuto conferenze e guidato cerimonie anche in Italia, dove il Santo Daime conta una presenza – discreta – di discepoli fin dal 1981 –, vicepresidente del CEFLURIS, emerge come il principale portavoce internazionale del movimento. Nel maggio 1997 il IX Incontro delle Chiese, tenuto a Visconde de Mauá, approva una importante riforma amministrativa che crea una struttura più articolata, con al centro un Consiglio Esecutivo e un Consiglio Rituale e Dottrinale, capace di gestire un movimento internazionale in crescita. In Italia è presente una quarantina di membri della Chiesa, cui si aggiungono altre 150 persone circa che partecipano occasionalmente sia ai rituali sia alle attività, molte delle quali hanno un taglio ambientalista che corrisponde agli insegnamenti del movimento sul carattere sacro della Terra e della natura.
Le Chiese del Santo Daime insistono sul fatto che il consumo del Daime ha senso solo all’interno di un rituale preciso, che si collega a una visione del mondo che affonda le sue radici insieme nella saggezza degli indios amazzonici e nel cristianesimo. L’esperienza del Daime inizia con la preparazione rituale della bevanda, che consiste nella raccolta nella foresta e poi nella riduzione in poltiglia dell’arbusto, che rappresenta il principio maschile, e della foglia, che rappresenta il principio femminile. Strati alternati di quanto è stato ricavato rispettivamente dall’arbusto e dalla foglia sono disposti in un grande calderone e fatti bollire finché ne fuoriesce un liquido che è raccolto in bottiglie, dove si conserva per parecchio tempo. L’assunzione – che in piccole quantità nella comunità è proposta anche ai bambini – avviene nel quadro di cerimonie dove la musica e gli inni hanno una notevole importanza.
Se in Brasile il problema dell’uso della ayahuasca nel contesto di cerimonie religiose ha trovato una soluzione legale specifica, in Europa – dove le Chiese del Daime sono presenti in modo abbastanza discreto dall’inizio degli anni 1980 – si sono verificati notevoli problemi, specialmente a partire dall’ottobre 1999 nel quadro di campagne condotte in diversi Paesi contro le “sette” in genere. Nei primi giorni di ottobre la polizia tedesca procede a perquisizioni e arresti. Le persecuzioni si ripeteranno in tre diverse città il 10 maggio 2000, con diffusione da parte della polizia di un rapporto di cinque pagine, all’origine di articoli ostili sulla stampa tedesca. Un tribunale concluderà che in Germania la presenza della DMT nella ayahuasca costituisce un rischio per la salute pubblica, la cui prevenzione prevale sulle considerazioni di libertà religiosa.
Le autorità tedesche informano quelle di altri Paesi europei, e il 6 ottobre 1999 la polizia olandese visita una cappella delle Chiese del Daime, constata la flagranza del reato al momento della distribuzione del Daime e arresta due dirigenti, che sono posti in libertà condizionata dopo tre giorni di detenzione. Un’istruttoria penale è avviata a carico dei due dirigenti, nel corso della quale il pubblico ministero riconosce che le Chiese del Daime sono a tutti gli effetti organizzazioni religiose secondo il diritto olandese. Questo però non risolve il problema della ayahuasca, considerata dalle autorità sanitarie sostanza “pericolosa e senza valore terapeutico”. Il 20 dicembre 1999 un centinaio di persone manifestano a Amsterdam in favore della legalizzazione della ayahuasca. Il giudice istruttore accetta che nel caso sia introdotta una perizia da fare eseguire a un tossicologo specializzato suggerito dalle Chiese del Daime. Il 1° maggio 2000 il perito – un professore dell’Università di Leida – rilascia il suo rapporto, sostanzialmente favorevole alle tesi delle Chiese del Daime sull’importanza del contesto religioso nel valutare gli effetti della bevanda. Nel 2001 i convenuti nel caso olandese ottengono anche una dichiarazione del Consiglio Internazionale per il Controllo dei Narcotici delle Nazioni Unite secondo la quale il divieto della Convenzione di Vienna riguarda la DMT in quanto estratto “puro” ma non la psychotria viridis né la ayahuasca. Questa dichiarazione, di rilievo per varie vicende internazionali e che sarà seguita dalle autorità brasiliane, non è considerata vincolante dal Tribunale di Amsterdam, il quale peraltro con sentenza del 21 maggio 2001 assolve gli imputati considerando prevalenti le ragioni di libertà religiosa rispetto a quelle che derivano dalla legislazione sugli stupefacenti. Il 18 novembre 1999 alla Germania e all’Olanda fa seguito la Francia, dove sono arrestati dirigenti delle Chiese del Daime che restano in prigione per tre mesi, contro i tre giorni dell’Olanda. Al caso è data pochissima pubblicità: non si producono né campagne di stampa significative contro la “setta della droga” né manifestazioni pubbliche in favore della legalizzazione della ayahuasca, finché con sentenza del 13 gennaio 2005 la Corte d’Appello di Parigi proscioglie tutti gli imputati con una sentenza che avrebbe di fatto legalizzato l’uso rituale del Santo Daime in Francia se il governo francese non avesse rapidamente reagito mettendo fuori legge l’uso della ayahuasca e delle due piante banisteriopsis caapi e psychotria viridis. In Spagna dopo una lunga battaglia legale le Chiese del Santo Daime sono state riconosciute come organizzazioni religiose, ma l’importazione della ayahuasca rimane proibita. In Italia il 18 marzo 2005 un’operazione della Guardia di Finanza ha portato all’arresto di ventiquattro aderenti della Chiesa di Assisi, nei cui confronti il caso è stato però archiviato il 4 aprile 2006 dopo che la Cassazione, sezione VI penale, con sentenza del 6 ottobre 2005, n. 44232, sempre relativa a fedeli di Chiese del Daime, aveva stabilito che non è certo che la ayahuasca rientri fra le sostanze vietate dalla vigente legislazione sugli stupefacenti in Italia, in quanto – in assenza di specifici interventi ministeriali – non è vietato l’uso di vegetali presenti in natura o di loro combinazioni, a meno che si provi che è intervenuta una “preparazione” tale da “maggiorare” l’incidenza del principio attivo rispetto a quanto avviene nella o nelle piante allo stato naturale. Negli Stati Uniti, una lunga e complessa vicenda legale ha portato le comunità del Santo Daime dell’Oregon a vedersi riconosciuta nel 2009 la possibilità di usare la ayahuasca all’interno delle loro cerimonie religiose. Questo uso secondo la sentenza deve però avvenire in un contesto controllato in dialogo fra le Chiese e la DEA (Drug Enforcement Agency). Che al di fuori di questo controllo l’uso della ayahuasca non sia considerato lecito nell’Oregon è confermato dall’arresto e dall’espulsione in questo Stato, nel 2010, di Tata Juan, uno sciamano colombiano della tribù Kamentsá che intendeva condurre cerimonie con l’uso dello yagé – la versione colombiana della ayahuasca – per seguaci residenti negli Stati Uniti. Un accordo simile a quello dell’Oregon è stato proposto nel 2006 dal Dipartimento della Salute del Canada a congregazioni locali del Santo Daime, purché il governo brasiliano certifichi caso per caso che l’esportazione della ayahuasca dal Brasile al Canada avviene in modo lecito. Quando si tratta di esportazione, tuttavia, il governo brasiliano – che pure non reprime l’uso della ayahuasca sul suo territorio nazionale – non si dimostra sempre disponibile a queste certificazioni. Infine, che i problemi non siano risolti è confermato da arresti del 2010 in congregazioni del Santo Daime in Gran Bretagna, che hanno dato inizio a una complessa azione legale.
La situazione delle Chiese del Daime in Europa è dunque legata, anzitutto, all’atteggiamento delle varie legislazioni nazionali nei confronti degli allucinogeni e alle interpretazioni della Convenzione di Vienna. È ovvio che l’uso della ayahuasca non può essere più vietato nel contesto religioso delle Chiese del Daime di quanto sarebbe, ai sensi della legislazione vigente, in un contesto non religioso. Da questo punto di vista, molte delle procedure aperte da pubblici ministeri europei si sono affidate e si affidano a perizie sulla composizione chimica e sugli effetti allucinogeni della bevanda. Le Chiese del Daime seguono con attenzione queste perizie, non senza fare notare la differenza – su cui esiste una vasta letteratura – fra allucinogeni ed “enteogeni”, questi ultimi usati da secoli da popolazioni indigene per scopi religiosi. Qui, però, il discorso si sposta dalla chimica alla teologia e la nozione di sostanza “enteogena” appare come socialmente costruita. Se una sostanza sia “enteogena” o no non è cosa che possa essere scoperta da una semplice analisi chimica, per quanto la chimica possa dare il suo contributo. Una sostanza diventa “enteogena” in un determinato contesto storico, sociologico e rituale. La legislazione brasiliana in realtà non permette tout court e a chiunque l’uso della ayahuasca: il permesso è accordato alle Chiese del Daime e alle altre realtà religiose che la consumano nel quadro di un sistema di credenze e di un contesto rituale ben preciso. “Enteogeno” non è un’etichetta di tipo puramente chimico o essenzialista; una sostanza diventa “enteogena” nel quadro di un rituale sostenuto da una credenza. Questi principi, accolti dall’ordinamento giuridico brasiliano, possono forse offrire un punto di riferimento anche all’Europa per risolvere delicati problemi che coinvolgono insieme la libertà religiosa e la vigilanza nei confronti del traffico di stupefacenti.
B.: Una fonte accademica primaria è il libro di Andrew Dawson, Santo Daime. A New World Religion, Bloomsbury, Londra 2013; cfr. pure Alex Polari de Alverga, Ayahuasca. Vida y enseñanzas del Padrino Sebastián y el Santo Daime, Ediciones Obelisco, Barcellona 1994; e Alberto Groisman, Eu venho da floresta. Um estudo sobre o contexto simbólico do uso do Santo Daime, Editora da UFSC, Florianópolis 1999. Uno studio che si concentra in particolare sull’uso e gli effetti della bevanda è quello di Edward MacRae, Guiado pela Lua. Xamanismo e uso ritual da ayahuasca no culto do Santo Daime, Brasiliense, San Paolo (Brasile) 1992. Sulla situazione tedesca: Carsten Balzer, “Santo Daime in Deutschland – eine verbotene Frucht aus Brasilien”, Zeitschrift für Religionswissenschaft 7 (1999), pp. 49-79. Sulle questioni giuridiche in genere: Beatriz Caiuby Labate – Henrik Jungaberle (a cura di), The Internationalization of Ayahuasca, Lit Verlag, Zurigo 2011. Sugli enteogeni cfr., fra i molti, Huston Smith, Cleansing the Doors of Perception. The Religious Significance of Entheogenic Plants and Chemicals, Jeremy P. Tarcher – Putnam, New York 2000. Sui vari movimenti e chiese, cfr. B. C. Labate – E. MacRae (a cura di), Ayahuasca, Ritual and Religion in Brazil, Equinox, Londra – Oakville 2010.