Le Religioni in Italia
Massimo Introvigne - PierLuigi Zoccatelli (sotto la direzione di)
INTRODUZIONE AI MOVIMENTI PROFETICI INIZIATI NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO

Numerosi movimenti profetici e messianici sono stati iniziati nei paesi in via di sviluppo, da dove si sono poi diffusi nel mondo. In questa sezione prendiamo in esame i movimenti la cui teologia si colloca oggettivamente al di fuori del protestantesimo e del cattolicesimo (nonostante l’eventuale diversa auto-percezione dei membri), o almeno presenta caratteri di originalità che possono coesistere con la collaborazione ecumenica o il dialogo con comunità protestanti. Alcuni parlano al proposito di “corrente sincretista”, ma questa espressione deve essere precisata. La nozione di sincretismo è oggi al centro di un vasto dibattito. Nel mondo cristiano, tradizionalmente, il sincretismo non gode di buona stampa ed è visto con sospetto, come fonte di derive teologiche eterodosse. Non mancano tuttavia – a livello filosofico, teologico, etnologico – tentativi contemporanei di rivalutazione del sincretismo e delle sue capacità creative.
La stessa definizione di sincretismo non è univoca. Nello studio dei movimenti religiosi di origine cristiana, si riconosce in genere una corrente sincretista nei gruppi nati nel Terzo Mondo (Africa, Asia) ovvero presso gruppi che dal Terzo Mondo si sono trasferiti verso altre zone per emigrazione o per schiavitù. Presso queste comunità, l’incontro con il messaggio cristiano ha prodotto tre tipi di reazione. La prima è la conversione, con l’assimilazione all’interno di grandi Chiese internazionali (come la Chiesa cattolica, o le Chiese della Comunione Anglicana), ovvero con la nascita di denominazioni nuove, radicate nello specifico contesto culturale ma dottrinalmente omogenee alle grandi Chiese. La seconda reazione è il “nativismo”, che porta – in polemica con il cristianesimo – alla rinascita della religiosità tradizionale locale. La terza è, appunto, il sincretismo, con la nascita di movimenti religiosi che mettono insieme elementi del cristianesimo e delle tradizioni locali pre-cristiane.
Soprattutto in Africa sono nate diverse migliaia di “Chiese africane indipendenti” (African independent churches) – oggi chiamate piuttosto “Chiese iniziate da africani” (African initiated churches), più o meno sincretiste, che costituiscono un aspetto fra i più importanti del panorama religioso del continente. Alcune di esse sono presenti in Europa (soprattutto in Inghilterra), e poche sono giunte anche in Italia. L’atteggiamento delle Chiese cristiane storiche oscilla fra una diffidenza nei confronti di aspetti irriducibili alla tradizione cristiana maggioritaria, e il desiderio di accogliere esperienze nuove e di non peccare di “etnocentrismo” o “eurocentrismo”. In questa seconda chiave va letta l’accoglienza di alcune Chiese africane indipendenti nel Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), un fenomeno dove si manifesta peraltro anche la prima tendenza – più diffidente – in quanto l’affiliazione al CEC passa per una ridefinizione della teologia con l’accantonamento degli elementi più evidentemente sincretistici; quando questi riemergono, la partecipazione alle attività del CEC comincia a porre difficoltà. Sono elementi che sopravvivono peraltro – al di fuori delle definizioni teologiche “ufficiali” – nella religiosità popolare. È l’itinerario che ha caratterizzato una delle maggiori Chiese iniziate da africani, la Chiesa di Gesù Cristo sulla Terra per mezzo del profeta Simon Kimbangu, ma vicende simili hanno interessato anche altre Chiese africane.
Con vigore e diffusione minore rispetto all’Africa, lo stesso fenomeno si è manifestato in Asia, particolarmente nelle Filippine con la vigorosa crescita dell’Iglesia ni Cristo e di altri gruppi come i Crusaders of the Divine Church of Christ, che sono presenti anche in Italia, nonché in America Latina, dove peraltro sono più spesso nati gruppi pentecostali. Un fenomeno diverso è costituito dalla religiosità afro-americana, che – da Haiti al Brasile – ha identificato, presso gli schiavi e i loro discendenti, i santi della tradizione cattolica con gli spiriti della religiosità africana. Gli studi più recenti hanno messo in luce come non si sia trattato semplicemente di un occultamento sotto una falsa maschera “cattolica” di riti che sarebbero stati altrimenti repressi e perseguitati come “pagani”. Se intenzioni di questo genere hanno potuto giocare un qualche ruolo nella corrente afro-brasiliana principale, si tratta però davvero di sincretismo, in quanto i personaggi venerati nei riti lo sono – consapevolmente – sia come spiriti ancestrali sia come santi cattolici.
Nel corso del Novecento si sono manifestati due fenomeni interessanti. Il primo è la nascita di un sincretismo di secondo grado fra i riti afro-americani, in particolare afro-brasiliani, e lo spiritismo di importazione europea, che ha avuto un grande successo in America Latina. Questo processo è alle origini dell’ampia corrente detta umbanda. Il secondo fenomeno è il crescente interesse dimostrato da bianchi per religioni che, all’origine, erano esclusivamente afro-americane, il che ha permesso la loro diffusione anche al di fuori delle zone geografiche di origine. Gruppi di candomblé (la principale religione sincretistica afro-brasiliana) e di umbanda sono così presenti anche in Europa e in Italia.
Sempre dal Brasile proviene una corrente sincretistica parzialmente diversa, detta “enteogenica”, in quanto fa uso di sostanze “enteogene”, cioè suscettibili di generare un effetto di tipo allucinogeno nel contesto di riti religiosi. Il più noto gruppo enteogenico è quello del Santo Daime, oggi articolato in una pluralità di movimenti che fanno uso di un tè di origine amazzonica noto sotto vari nomi (principalmente ayahuasca) e di altre sostanze. Negli Stati Uniti un processo simile riguarda il peyote, una sostanza psichedelica ricavata da un cactus selvatico e utilizzata in particolare nei riti della Native American Church, che tuttavia – a differenza delle religioni del Santo Daime – non è presente in Italia (dove pure non manca chi si è interessato al peyote).
B.: In generale due testi classici sono Bryan R. Wilson, Magic and the Millennium. A Sociological Study of Religious Movements of Protest among Tribal and Third-World Peoples, Harper & Row, Nw York 1973; Vittorio Lanternari, Movimenti Religiosi di libertà e di salvezza dei popoli oppressi, Feltrinelli, Milano 19773. La letteratura sulle Chiese iniziate da africani è molto vasta. Un classico è David B. Barrett, Schisms and Renewal in Africa. An Analysis of Six Thousand Contemporary Religious Movements, Oxford University Press, Nairobi 1968. Ampia è anche la letteratura sui culti afro-americani e afro-brasiliani: si potrà partire da Roger Bastide, Le Americhe nere, Sansoni, Firenze 1970. Infine, sul Santo Daime in generale, e in particolare sul gruppo (non presente in Italia) della Barquinha, si veda Wladimyr Sena Araujo, Navegando sobre as ondas do Daime: Historia, cosmologia e ritual da Barquinha, Editora da Unicamp, San Paolo (Brasile) 1999.