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Le Religioni in Italia

Massimo Introvigne - PierLuigi Zoccatelli (sotto la direzione di)

IL CANDOMBLÉ E L’UMBANDA

movimenti profetici iniziati nei paesi in via di sviluppo

Il candomblé

CANDOMBLÉ
A.DI.CA. (Associazione per la diffusione del Candomblé)
Via Gabiaccio
13031 Arborio (Vercelli)
E-mail: adicamauro@libero.it
URL: http://web.tiscali.it/adica/candomble.htm

Il candomblé di Bahia è il più tipico e diffuso dei culti afro-brasiliani. Si articola in una molteplicità di centri (terreiros) indipendenti, alcuni di tendenze più “africaniste” – che cercano di mettere in secondo piano gli elementi cristiani – e altri di tendenze più apertamente sincretiste. In alcuni terreiros emergono elementi che derivano dallo spiritismo, che avvicinano il candomblé all’umbanda, e anche alle religioni orientali (anche a causa dell’importante immigrazione giapponese in Brasile). Uno sviluppo recente è l’umbandaime, che unisce l’umbanda al consumo del daime e di cui sono stati fatti esperimenti anche in Italia.

Gli spiriti del candomblé sono insieme spiriti mediatori (orixàs) di origine prevalentemente yoruba nigeriana e figure della tradizione cattolica: così, per esempio, gli spiriti africani Oxalá, Xangô e Ogum corrispondono rispettivamente a Gesù Cristo (venerato spesso nelle vesti di Nostro Signore di Bonfim, dal nome di un celebre santuario brasiliano), san Gerolamo e sant’Antonio. Il terreiro costituisce una sorta di riproduzione in miniatura di un villaggio africano. Al suo centro si trova il palo sacro, che simboleggia l’unione tra Cielo e Terra; non manca talora – a riprova del sincretismo – una croce cristiana. All’interno dello spazio aperto del terreiro si trovano fontane per la purificazione, alberi sacri e una serie di costruzioni: le case degli orixás e degli spiriti dei defunti; il luogo dell’iniziazione; un grande salone detto “delle danze” e talora un altro salone più piccolo. Le sacerdotesse sono più spesso donne, ma non mancano gli uomini. Una tipica cerimonia del candomblé comprende sei momenti: riti di purificazione preliminari, discesa degli spiriti, che prendono possesso del corpo degli iniziati al ritmo di diversi tipi di tamburi della tradizione africana; danza degli iniziati (cioè, secondo il candomblé, degli spiriti che hanno preso possesso dei loro corpi); congedo degli spiriti; banchetto sacro; e infine “consultazione” degli spiriti, che offrono suggerimenti per la vita quotidiana e spirituale. In alcuni terreiros questa fase si riduce a un colloquio con i dirigenti locali, che offrono consigli di carattere pratico.

La variante diffusa in Italia è il candomblé keto, che ha origini nella città di Ketu, in Nigeria e a Salvador de Bahia inizia con la fondazione dell’Ilé Iyá Nassô nel 1830. La diffusione in altre zone del Brasile risale agli anni 1960; successiva è l’espansione in altri Paesi sudamericani (Argentina, Uruguay) e quindi in altri continenti. In Italia, come in altri Paesi, si deve distinguere fra l’offerta di servizi di divinazione (jógo de búzios) e di altri servizi più o meno ‘magici’ a ‘clienti’ occasionali da parte sia di semplici ciarlatani che sfruttano una moda, sia di iniziati che non sono però stati autorizzati a fondare un terreiro dal loro iniziatore, e il candomblé come vera e propria religione. La seconda forma, a differenza della prima, è decisamente più rara in Italia. Si possono però segnalare alcune presenze a Roma e soprattutto a Milano, dove nel 1995 una tenda di umbanda fondata da un italiano si trasforma in terreiro di candomblé dopo l’incontro fra il fondatore e un pai-do-santo emigrato in Italia, Gerson de Oxóssi. Nasce così un centro, l’Ilé Alaketo Airán, che può vantare una corretta filiazione bahiana e da cui sorge, nel 1996, l’Associazione per la diffusione del Candomblé (A.DI.CA.), che oggi ha un centro ad Arborio (Vercelli) e si propone di mantenere la purezza del culto in Italia. Nonostante la filiazione autentica, non mancano problemi, dal reperimento delle foglie di piante brasiliane indispensabili alle cerimonie all’adattamento dei locali. Il problema culturale principale consiste tuttavia nello spiegare agli italiani che si accostano al candomblé per curiosità o alla ricerca di un aiuto per problemi personali la differenza fra la versione “commercializzata” così diffusa in Europa e il candomblé “religioso”. Ma non si tratta di problemi solo italiani: c’è chi sostiene che gli orixás si manifestino oggi anche in Europa e “amino viaggiare” proprio per reazione alla presenza nello stesso Brasile, e nella stessa Bahia, di versioni ‘commerciali’ e ‘turistiche’ dove il candomblé si allontana dal suo spirito originario.

B.: Oltre alle opere generali sui culti afro-brasiliani, segnaliamo Edison Carneiro, Candomblés da Bahia, Ed. de Ouro, Rio de Janeiro 1969; Reginaldo Prandi, Città in trance. Culti di possessione nella metropoli brasiliana, trad. it., ACTA, Roma 1993. Luisa Faldini Pizzorno (a cura di), Religione e Magia. Culti di possessione in Brasile, UTET, Torino 1997; Eadem, “Migrazioni religiose e processi di adattamento: il candomblé dal nuovo al vecchio mondo”, relazione presentata al 12° congresso internazionale del CESNUR, Torino, 10-12 settembre 1998.

L’umbanda

(In Italia gruppi si radunano in case private; altri – presenti talora anche su Internet – hanno intenti puramente commerciali e usano il nome “umbanda” per vendere semplici servizi magici a pagamento; per la “tradizione” di Zelio de Morais si farà riferimento al sito www.umbandaitalia.com  e alla E-mail info@umbandaitalia.com)

In Brasile, il candomblé e le altre religioni afro-brasiliane hanno incontrato un vigoroso movimento spiritista, influenzato in particolare dallo spiritismo francese di Allan Kardec. L’incontro tra il kardecismo e i culti afro-brasiliani dà vita a un sincretismo di secondo grado, in cui nei medium oltre ai tradizionali orixàs (che abiterebbero un piano più alto rispetto agli altri spiriti e avrebbero nei loro confronti un ruolo di guida) discendono gli spiriti dei morti. Migliaia di terreiros sono così passati all’umbanda, ed è nata anche una Federazione Umbandista che ispira in Brasile, e ormai in tutta l’America Latina, con qualche propaggine in Europa, un vasto movimento.

La Federazione Umbandista, cui peraltro non aderiscono tutti i terreiros dell’umbanda, in relazione ai quali informazioni e collegamenti sono assicurati pure (ma anche qui senza che lo strumento goda di un consenso generale) dal bollettino elettronico Boletim Saravá Umbanda, rappresenta rispetto ai culti afro-brasiliani “puri”, molto legati all’autonomia del singolo terreiro, una realtà assai più strutturata. Vi convivono, peraltro, diverse tendenze: una più kardecista, una “cristiana” (più apertamente sincretista), una esoterica (con spunti tratti soprattutto dalla Società Teosofica) e una “sanciprianista”, dove acquista importanza un testo di magia di origine europea diffuso in Brasile, il Libro di San Cipriano. Nella corrente kardecista una figura importante è quella di Zélio Fernandino de Morais (il cui cognome è talora trascritto come “de Moraes”, 1891-1975), un medium la cui carriera è stata indubbiamente decisiva per la diffusione dell’umbanda in Brasile e nel mondo, e che ha seguaci oggi anche in Italia, anche se la tesi secondo cui si tratterebbe dell’unico “fondatore” dell’umbanda non è accettata dalle altre correnti.

Alcuni studiosi lamentano la “corruzione” che la spontaneità dei riti afro-brasiliani subisce quando questi si trasformano in umbanda e sono, per così dire, “ricolonizzati” dall’uomo bianco. Nonostante queste critiche, l’umbanda ha manifestato – oltre a un grande successo in Brasile – una notevole potenzialità missionaria, rivelandosi forse più adatta all’esportazione di quanto siano i riti afro-brasiliani cosiddetti “puri”.

B.: Oltre alle opere di carattere generale sulla religiosità afro-brasiliana, cfr. Pierluigi Lattuada, Sciamanesimo brasiliano: il simbolismo, l’iniziazione, le pratiche di guarigione dell’Umbanda, Xenia, Milano 1989; Angelina Pollak-Eltz, Umbanda en Venezuela, Fondo Editorial Acta Cientifica Venezolana – Consorcio de Ediciones Capriles C.A., Caracas 1993.

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