Le Religioni in Italia
Massimo Introvigne - PierLuigi Zoccatelli (sotto la direzione di)
UN MOVIMENTO DI ORIGINE ISLAMICA: SUBUD
Associazione Subud Italia
Via Ponte alle Mosse, 36
50144 Firenze
URL: www.subud.it
E-mail: subud@subud.it
Muhammad Subuh Sumohadiwidjojo (1891-1987), chiamato dai suoi discepoli “Bapak” o “Pak” (“padre”) nel 1925 a Giava ha un’intensa esperienza spirituale, scorgendo di notte una sfera più brillante del sole e sentendosi pervaso da un’infinita luce e da una grande gioia. È il primo latihan, un’espressione tradotta come “esercizio spirituale”, che però non comporta nessuna attività da parte di chi si “esercita”, tranne un completo abbandono alla volontà di Dio. Dopo tre anni, Subuh riceve una rivelazione secondo cui deve condividere la sua esperienza spirituale con altri. All’inizio i risultati sono modesti, ma dal 1933 il successo in Indonesia è sufficiente perché possa essere formata un’organizzazione.
Nel 1947 è adottato il nome Subud (originariamente scritto Soeboed), dalle parole sanscrite susila (vita secondo la volontà di Dio), budhi (potere divino, che esiste in ogni essere umano) e dharma (legge o volontà di Dio). Subud arriva in Occidente nel 1956, e si diffonde soprattutto fra i discepoli di Gurdjieff, particolarmente in Inghilterra, dove Subuh soggiorna per diversi mesi nel 1957. Da allora – pur senza proselitismo organizzato – Subud diventa un movimento mondiale. Non si presenta come una religione, ma come un modo di vivere più pienamente l’esperienza che ognuno ha della propria religione. Subuh ritiene di non avere mai abbandonato l’Islam, anche se gli ambienti musulmani conservatori dissentono, e sottolineano la presenza di influenze di tipo induista e buddhista, mentre gli studiosi accademici (contestati dal movimento) sottolineano la radice tipicamente giavanese (sia pre-islamica sia islamica) di Subud e lo paragonano ad altri movimenti religiosi giavanesi come Sumarah e Pangestu.
Dopo la morte di Subuh nel 1987, l’autorità nel movimento è esercitata da un gruppo di “Ausiliari Internazionali” (International Helpers), che sono sostituiti da altri a rotazione e che sono i soli autorizzati a conferire il titolo di “ausiliari” a coloro che “aprono” nuove persone al latihan. Da una World Subud Association dipendono Comitati nazionali, come quello italiano. Subuh suggeriva ai membri di fondare nuove imprese, promettendo in caso di successo di donare il venticinque per cento dei profitti al movimento, e la pratica continua dopo la sua morte. Una separata organizzazione chiamata Susila Dharma International Association coordina le importanti attività caritative del movimento, ed è riconosciuta come organizzazione non governativa dalle Nazioni Unite. In Italia, Subud è presente dagli anni 1970. Attualmente, la sede nazionale si trova a Firenze; i membri sono un centinaio, e i gruppi principali sono a Milano, Roma, Firenze, Perugia, Siena, Mantova, Bologna, Ferrara, La Spezia e Latina.
Tutto il Subud ruota intorno all’esperienza del latihan, che è così descritta: “Quando il latihan inizia, dovete rimanere rilassati, con le mani lungo i fianchi. È una buona cosa chiudere gli occhi (…). Non dovete cercare di pensare, e nemmeno di non pensare; in effetti, non dovete fare nulla tranne rilassarvi e ricevere quanto verrà a voi. Che cosa può succedere nel latihan? Alcuni muovono la testa, il corpo, le gambe o le braccia. Alcuni camminano, alcuni danzano, alcuni corrono e alcuni si sdraiano. Alcuni fanno rumore, alcuni parlano, alcuni gridano, alcuni cantano, alcuni ridono e alcuni piangono (…). La cosa più importante di tutte è ricordare che c’è gente che rimane semplicemente in piedi e non avverte nulla (…). Ciascuno riceverà a tempo debito quello che è meglio per lui” (Edward Van Hien, What is Subud?, presso l’Autore, Londra 1968, pp. 47-48).
Il latihan non si improvvisa, ma richiede una preparazione che dura per alcuni mesi; solo al termine avviene l’opening da parte di un helper autorizzato dal movimento. Una parte del latihan chiamato testing consiste nel porre una domanda rilevante per la propria vita e quindi lasciare che il latihan, che porterà con sé la risposta, cominci. L’idea centrale dell’abbandono alla volontà di Dio deriva da una tradizione mistica islamica facilmente riconoscibile. La terminologia è però in parte tratta dal buddhismo e dall’induismo, e il movimento ritiene che la pratica del latihan porti anche a un miglioramento di tutte le relazioni sociali, particolarmente di quelle familiari. Subuh insegnava che l’atteggiamento mentale della coppia prima e durante il concepimento avrà influenza sul carattere futuro del concepito, e i “bambini Subud” sono spesso ritenuti più calmi ed educati della media. Il latihan serve anche come preparazione alla morte, perché, nel corso della pratica, si sperimenta il contatto con il proprio centro interiore che continuerà a esistere quando la mente e i desideri non esisteranno più.
B.: Edward Van Hien, What is Subud?, presso l’Autore, Londra 1968; Robert Lyle, Subud, Humanus Limited, Tunbridge Wells (Kent) 1983; Matthew Barry Sullivan, Living Religion in Subud, Humanus Limited, Turnbridge Wells (Kent) 1991. Uno studio accademico – peraltro criticato dal movimento – è quello di Anton Geels, Subud and the Javanese Mystical Tradition, Curzon Press, Richmond (Surrey) 1997.