Le Religioni in Italia
Massimo Introvigne - PierLuigi Zoccatelli (sotto la direzione di)
ORGANIZZAZIONI MUSULMANE TURCHE IN ITALIA

Il movimento neo-Nur di Fethullah Gülen
[cfr. Associazione Interculturale Alba
Piazza Aspromonte, 16
20131 Milano
Tel.: 02-26680130
Fax: 02-23666279
E-mail: milano@albassc.org
URL: www.albassc.org]
Non si può omettere di citare l’influenza in Italia di una delle branche del movimento riformista turco Nur (“Luce”) fondato da Said Nursi – morto nel 1960, mentre quanto alla data di nascita i documenti ufficiali riportano senza indicazione del mese e del giorno l’anno 1293 del Calendario di Rumi, allora in uso nell’Impero Ottomano, che corrisponde a una parte degli anni 1876 e 1877, ancorché una tradizione di famiglia sostenga invece che sarebbe nato nel 1873 e registrato all’anagrafe ottomana solo tre o quattro anni più tardi –, che non si considera parte del sufismo – da cui pure, secondo alcune ricostruzioni contestate da altri dei primi anni della sua vita, proveniva il fondatore, membro della Naqshbandiyya – e non ha la struttura di una confraternita. In epoca kemalista il movimento Nur, che agisce nella sfera della cultura privata attraverso circoli di lettura delle Epistole della Luce, il best seller del fondatore, costituisce un potente elemento di resistenza ai processi secolarizzatori promossi dal regime. Dopo la morte di Nursi il movimento si frammenta in otto principali branche, la più grande e internazionale delle quali è diretta da Fethullah Gülen, da anni in esilio negli Stati Uniti, da cui non è rientrato neanche dopo che nel 2002 la Turchia è retta da un governo di ispirazione islamica guidato da Recep Tayyip Erdo?an che proviene a sua volta da una branca della confraternita sufi Naqshbandiyya detta Gümü?hanevi, a suo tempo raccolta intorno al carismatico shaykh Mehmed Zahid Kotku (1897-1980). Il riformismo del movimento di Fethullah Gülen e quello di Erdo?an in effetti non coincidono, solo una parte dei membri del gruppo di Gülen in Turchia vota per il partito di Erdo?an, e non mancano le divergenze, anche se entrambi promuovono un accostamento centrista e conservatore all’islam che si presenta come alternativo al fondamentalismo.
A proposito di quello che molti – ma non i loro membri, che tengono al nome “Movimento Nur” – chiamano “Movimento Fethullah Gülen”, alcuni osservatori accademici parlano di uno stile di pensiero “neo-Nur”, che unisce alle idee di Said Nursi un nazionalismo turco o grande-turco, il che ne spiega il successo nelle popolazioni che si considerano etnicamente affini ai turchi nell’Asia Centrale post-sovietica. Comunque sia, attraverso le oltre trecento scuole istituite in Europa e Asia, il “Movimento Nur” di Fethullah Gülen si è affermato come una delle principali presenze mondiali di un islam centrista. Le statistiche precise rimangono controverse – e c’è anche chi parla di un network più che di un movimento – ma i seguaci sono certamente nell’ordine dei milioni.
In Italia la presenza di veri e propri “membri” – sebbene l’espressione, per le ragioni accennate, va usata con prudenza – è piuttosto limitata, ma vi è un’ampia attività culturale e di presentazione delle idee di Gülen per mezzo di pubblicazioni, convegni e cene di gala sviluppata tramite l’Associazione Interculturale Alba, fondata a Milano nel 2003 e che ha sedi anche a Como, Imperia e Torino, con una presenza a Modena. L’associazione offre corsi di lingua, cultura e spiritualità turca in genere, ma la diffusione del pensiero di Gülen ha un ruolo centrale nelle sue attività. Il movimento di Fethullah Gülen dedica particolare attenzione al dialogo interreligioso, e in questo senso vanno segnalati un incontro fra lo stesso Gülen e Giovanni Paolo II nel 1998 nonché un congresso organizzato a Roma nel maggio 2003.
B.: Per un’analisi di taglio accademico, cfr. M. Hakan Yavuz, Toward an Islamic Enlightenment. The Gülen Movement, Oxford University Press, New York 2013. Numerose pubblicazioni di e su Gülen in traduzione italiana sono disponibili per il download sul sito dell’Associazione Interculturale Alba e sono state stampate negli Stati Uniti. Tra queste si potrà cominciare dall’opera di Muhammed Çetin, Hizmet. Domande e risposte sul Movimento Gülen, Tughra Books, Clifton (New Jersey) 2012, e dall’antologia Saggi, Prospettive e Opinioni di M. Fethullah Gülen, The Light, Somerset (New Jersey) 2006. Cfr. pure M. Hakan Yavuz – John L. Esposito (a cura di), Turkish Islam and the Secular State. The Global Impact of Fethullah Gülen’s Nur Movement, Syracuse University Press, Syracuse (New York) 2003.
Islam Kültür Merkesi (Süleymancı)
Islam Kültür Merkesi
Via Fara, 30
20124 Milano
Nel complesso “mercato religioso” della Turchia contemporanea, un islam puritano e “tradizionalista” (un concetto diverso da “fondamentalista” e che dice riferimento a un rigorismo non prevalentemente politico ma piuttosto orientato alla sfera della morale, in particolare sessuale) è rappresentato principalmente da quattro milioni di Süleymancı, membri di una “comunità” (cemaat) fondata da Süleyman Hilmi Tunahan (1888-1959). Una cemaat non è tecnicamente una confraternita sufi: benché Tunahan provenisse personalmente da una branca della Naqshbandiyya, criticava come irrimediabilmente decaduto il sistema delle confraternite, e si è potuto parlare a proposito dei Süleymancı di “sufismo senza confraternalismo”.
Periodicamente perseguitati da governi turchi ostili, i Süleymancı emigrano in gran numero in Germania, dove hanno oggi il centro principale a Colonia, che controlla oltre duecento comunità con circa venticinquemila membri. In Europa l’azione dei Süleymancı è volta soprattutto a consolidare l’influenza dell’Islam all’interno delle famiglie e nella vita personale, con una forte carica polemica nei confronti dell’immoralità sessuale dell’Occidente. Al centro di Colonia fa capo anche la presenza in Italia dei Süleymancı, che si esprime a Milano nell’Islam Kültür Merkesi, frequentato da immigrati turchi del capoluogo lombardo e dell’hinterland. Il centro di Milano aderisce alla Unione dei Centri Culturali Islamici, che ha pure sede a Colonia e che coordina le attività dei Süleymancı a livello europeo.
B.: Sulla presenza in Germania, cfr. Gritt Klinkhammer, Moderne Formen islamischer Lebensführung. Eine qualitativ-empirische Untersuchung zur Religiosität sunnitisch geprägter Türkinnen der zweiten Generation in Deutschland, Diagonal-Verlag, Marburg 2000.
Comunità Islamica Milli Görüs – Italia
Via Bruno Maderna, 15
20138 Milano
E-mail: info@cismg.net
URL: www.cismg.net
Della cerchia di Istanbul dello shaykh sufi Mehmed Zahid Kotku (1897-1980) hanno fatto parte tre futuri primi ministri: Turgut Özal (1927-1993), Necmettin Erbakan (1926-2011) e l’attuale premier Recep Tayyip Erdoĝan.
Benché la Turchia kemalista sia una democrazia anomala, in cui il Consiglio per la Sicurezza Nazionale composto dagli alti vertici militari, custode del laicismo, ha il potere costituzionalmente riconosciuto di interferire pesantemente sul governo civile, negli anni della Guerra fredda si verifica un allentamento delle politiche anti-religiose. Non senza qualche suggerimento statunitense, i generali si convincono che la religione è un antidoto necessario al comunismo che s’infiltra pericolosamente nel paese. Di fronte all’incapacità di governi civili laicisti ma ampiamente corrotti di fronteggiare il terrorismo di matrice comunista e separatista curda, il colpo di Stato del 1980 apre la strada a un governo “suggerito” dai generali ma guidato da una personalità religiosa di ambiente sufi, Turgut Özal, che gode di ampio consenso. Tra l’altro, l’appello alla comune fede musulmana sunnita sembra l’unica via verso una soluzione del problema curdo.
La prematura scomparsa di Özal apre la strada a un nuovo periodo di instabilità, in cui emerge il partito Refah (“Benessere”) di un altro discepolo dello shaykh Kotku, Erbakan. Quest’ultimo, fin dal 1971, aveva fondato a Braunschweig, in Germania, il movimento Milli Görüs (“Via nazional-religiosa”), destinata a diventare la più grande organizzazione religiosa dell’emigrazione turca in Europa. Oggi conta in Europa 250.000 membri e oltre cinquecento moschee. L’orientamento originario è di tipo fondamentalista neo-tradizionalista, con affinità ai Fratelli Musulmani, ma anche con un richiamo al nazionalismo turco che rende il Milli Görüs diverso da qualunque movimento arabo.
Per la prima volta a un partito religioso è consentito, nel 1995, di vincere le elezioni in Turchia, ed Erbakan diventa primo ministro. Ma Erbakan, a differenza del prudente Özal, sfida i militari sul terreno del giudizio storico sul kemalismo e lascia intendere pericolose svolte in politica estera, allontanandosi dai tradizionali alleati Stati Uniti e Israele e avvicinandosi apertamente ai Fratelli Musulmani egiziani. I militari – in cui prevale un’ala chiusa in un kemalismo militante – reagiscono con il colpo di Stato “soffice” del 28 febbraio 1997, in cui lo stesso Erbakan è convinto a promulgare nuove leggi anti-religiose che porteranno alla messa al bando del suo partito Refah.
La campagna anti-religiosa che ne segue non suscita consensi nella popolazione, né i governi “laici” danno particolare buona prova sul terreno economico. Il successore immediato del Refah, il partito Fazilet (“Virtù”), è a sua volta tempestivamente messo al bando, ma nel movimento islamico si manifesta una divisione fra i “vecchi” – legati a Erbakan e ai suoi tentativi di contatto con il fondamentalismo arabo e iraniano – e i “giovani”, raccolti intorno al carismatico sindaco di Istanbul, Erdoĝan (anch’egli, peraltro, messo al bando dal potere giudiziario controllato dai militari, in quanto accusato di voler sovvertire il laicismo).
La separazione fra Erbakan e Erdoĝan (una sorta di “svolta di Fiuggi” per il mondo che aveva fatto parte del partito Refah) dà visibilità politica alla differenza, divenuta sempre più netta, fra movimenti che occupano la nicchia fondamentalista (legati a Erbakan e ai “vecchi” del partito) e movimenti che occupano la nicchia conservatrice e centrista, egemonizzati da Erdoĝan, la cui iniziativa politica di “democrazia conservatrice” è spesso paragonata a una versione islamica delle Democrazie Cristiane europee degli anni 1950.
Alle elezioni del 2002, benché né Erbakan né Erdoĝan possano ufficialmente candidarsi, l’islam politico riesce a presentare due partiti, l’erbakaniano Saadet (“Felicità”) e l’erdoganiano Adalet ve Kalkınma (AKP, “Giustizia e Sviluppo”), che presenta un programma in cui la sharī‘a è indicata come orizzonte ideale piuttosto che come insieme di precetti fissi e immutabili, e in cui la politica estera è saldamente ancorata all’alleanza statunitense e alla richiesta di ingresso nell’Unione Europea. Gli elettori danno la maggioranza relativa (34,2%) dei voti e quella assoluta dei seggi all’AKP, mentre il partito Saadet si ferma al 2,46% e non raggiunge neppure il quorum, e il Partito Repubblicano kemalista registra con il 19,39% un’evidente sconfitta. L’AKP vittorioso mette in atto una serie di modifiche legislative che permettono al suo leader Erdoĝan di ritornare alla vita politica e diventare primo ministro nel febbraio 2003.
Il Milli Görüs ha patito le conseguenze della spaccatura fra i conservatori di Erdoĝan e i fondamentalisti neo-tradizionalisti di Erbakan, pur riuscendo a rimanere un’organizzazione unitaria. Ma, al contrario di quanto avviene in patria, dove gli elettori hanno ridotto il partito di Erbakan ai minimi termini, le posizioni fondamentaliste del primo ministro defunto nel 2011 appaiono a molti osservatori ancora molto influenti e, in diverse zone della Germania, maggioritarie fra i turchi della diaspora che aderiscono al Milli Görüs.
La Comunità Islamica Milli Görüs è presente in Italia dall’inizio degli anni 1990, inizialmente solo in Lombardia e con servizi religiosi e sociali offerti prevalentemente agli immigrati turchi. Oltre allo storico centro di Milano, ve ne sono oggi altri a Como, Imperia e Roma, dove un locale di culto è stato inaugurato nel settembre 2013 in via Mocenigo 4, non lontano dal Vaticano.
B.: Sulla presenza in Germania, cfr. Gritt Klinkhammer, Moderne Formen islamischer Lebensführung. Eine qualitativ-empirische Untersuchung zur Religiosität sunnitisch geprägter Türkinnen der zweiten Generation in Deutschland, Diagonal-Verlag, Amburgo 2000.
Ordine dei Jerrahi-Halveti
c/o Centro Culturale San Fedele
Piazza San Fedele, 4
20121 Milano
Tel.: 329-3358510
E-mail: info@jerrahi.it
URL: www.jerrahi.it
La tarîqa dei Jerrahi-Halveti (in arabo: al-Jarrahiyya al-Khalwatiyya) è stata fondata nel 1704, a Istanbul, da Nurettin Jerrahî (1678-1721). Si tratta di una delle molte ramificazioni della Khalwatiyya, che comincia a diffondersi nella regione di Amsya e da qui si sposta a Istanbul, dove la casa madre è fondata sotto il regno di Bayazit II (1481-1512). Oltre che in Turchia, la tarîqa – guidata dal 2000 da Ömer Tu?rul ?nançer – è diffusa negli Stati Uniti d’America, in Grecia, Francia, Germania, Bosnia, Inghilterra, Spagna, Messico, Argentina, Canada, Cile, Brasile e in Italia.
Nel nostro Paese la confraternita nasce per opera di Gabriele Mandel (1924-2010), che ne ha avuto fino alla morte il titolo di vicario generale per l’Italia. Psicologo, archeologo e artista, Mandel riuniva a Milano uomini e donne che hanno incontrato l’Islam attraverso il sufismo ed è stato autore o curatore di ben 182 volumi. Mandel è stato attivo nel dialogo inter-religioso e ha rappresentato spesso l’islam – di cui offriva una versione lontana dai fondamentalismi e tipicamente sufi – in incontri in ambiente cattolico. I suoi seguaci ne continuano l’opera a Milano, guidati dal 2011 dal nuovovicario generale per l’Italia, lo shaykh Mohsen Mouelhi.
B.: Fra le opere di Gabriele Mandel, si vedano: Il Sufismo vertice della piramide esoterica, SugarCo, Milano 1977; Saggezza islamica, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 1992; I novantanove nomi di Dio nel Corano, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 1995; Storia del sufismo, Rusconi, Milano 1995; La Magia dell’Islam, Simonelli, Milano 1996; Il Corano senza segreti, Rusconi, Milano 19982; e La saggezza dei sufi. Rûmî e gli altri mistici dell’Islam, Rusconi, Milano 1999.
La Fondazione per la Ricerca Scientifica di Harun Yahya
Bilim Arasşirma Vakfı (Fondazione per la Ricerca Scientifica)
In Italia esistono solo membri isolati
URL (internazionale): www.srf-tr.org/
Harun Yahya è lo pseudonimo di Adnan Oktar, nato ad Ankara nel 1956. Dopo essersi iscritto all’università Mimar Sinan di Istanbul, la lascia per dedicarsi a tempo pieno a un’attività di predicazione politico-religiosa, nella quale identifica gli ebrei e i massoni come artefici di un complotto inteso a distruggere i valori islamici tradizionali del popolo turco. Raduna piccoli gruppi di giovani, ma nel 1986 – dopo la pubblicazione di un libro piuttosto violento dal titolo Ebraismo e massoneria – è prima arrestato e quindi internato nell’ospedale psichiatrico di Bakırköy, a Istanbul. Dimesso nel 1988, nel 1990 fonda la Bilim Araşırma Vakfı (Fondazione for la Ricerca Scientifica), che rimane la sua principale organizzazione, cui dal 1995 si affianca la Milli Değerleri Koruma Vakfı (Fondazione per la Protezione dei Valori Nazionali).
A partire dal 1988, con lo pseudonimo Harun Yahya, pur continuando a pubblicare testi contro gli ebrei e i massoni Oktar diventa famoso anche al di fuori della Turchia per la sua campagna contro l’evoluzionismo biologico di Charles Darwin (1809-1882). Spesso confusa con il “creazionismo” diffuso in ambienti protestanti evangelical e fondamentalisti, la posizione di Yahya è in realtà diversa: non solo perché è radicata nell’islam e usa come elemento di prova il Corano, ma anche perché perché ritiene le posizioni di una parte del mondo creazionista protestante troppo moderate e la teoria, diffusa negli Stati Uniti, del “disegno intelligente” un’invenzione di Satana per confondere e dividere gli anti-evoluzionisti. Per Yahya l’evoluzionismo è la radice di tutti i mali e di tutte le ideologie distruttive, dal comunismo al nazismo e al sionismo: e anche dell’antisemitismo, così che l’autore turco si definisce antisionista e critico di elementi centrali dell’ebraismo in quanto religione, ma non antisemita. Lo stesso fondamentalismo islamico deriverebbe indirettamente dall’evoluzionismo: Yahya lo condanna, richiamandosi alla figura di Kemal Atatürk (1881-1938), il laico fondatore della Repubblica Turca. Al contrario, una volta rimosso l’evoluzionismo dalla storia e dalla cultura mondiale si aprirebbe per l’umanità un’era di pace. Benché Yahya abbia scritto numerosi volumi per provare la verità e il carattere genuinamente profetico del Corano, in Turchia la sua ortodossia islamica è stata messa in dubbio, anzitutto perché per lui il primo nemico non è la miscredenza ma l’evoluzionismo, contro il quale i musulmani sono chiamati a collaborare con uomini di ogni religione (anche se due religioni – l’ebraismo, almeno in alcuni suoi aspetti, e il buddhismo – sono sospettate di collegamenti con le stesse forze oscure che hanno creato e diffuso l’evoluzionismo). In secondo luogo, secondo i critici, in quanto rivela al mondo il volto sinistro dell’evoluzionismo Yahya pretenderebbe per sé un ruolo profetico che gli sarebbe riconosciuto dai seguaci e che sarebbe incompatibile con l’islam ortodosso, per il quale non possono esserci profeti dopo Muhammad.
Nonostante queste critiche, i libri di Yahya – che ha trovato diversi ricchi finanziatori e diffonde a piene mani la sua letteratura tradotta in numerose lingue in tutto il mondo – sono apprezzati da molti musulmani e diffusi da moltissime moschee e centri islamici. Più difficile è valutare quanto dai libri – inviati anche in Italia a titolo gratuito a università, biblioteche e centri culturali (compreso nel 2007 il lussuoso Atlante della Creazione) – sia nato un vero e proprio movimento. Certamente in Turchia Yahya ha radunato qualche migliaio di seguaci; altrove – Italia compresa – la diffusione dei testi non sembra avere generato un’attività organizzata, anche se la Fondazione per la Ricerca Scientifica dichiara di avere membri e corrispondenti anche nel nostro Paese.
B.: In Italia una delle opere di Harun Yahya, L’inganno dell’evoluzione, fu pubblicata da una casa editrice non legata al suo movimento: Al Hikma, Imperia 2001. L’Atlante della Creazione – Volume I è invece pubblicato in trad. it. dalla casa editrice di Yahya: Global Publishing, Istanbul 2007.