Le Religioni in Italia
Massimo Introvigne - PierLuigi Zoccatelli (sotto la direzione di)
GLI EREDI DI HAZRAT INAYAT KHAN: L’ORDINE SUFI INTERNAZIONALE E IL MOVIMENTO INTERNAZIONALE SUFI

L’Ordine Sufi Internazionale
Sede estiva:
Istituto Zenith
6863 Besazio – Ligornetto (Ticino, Svizzera)
E-mail: mail@zenithinstitute.com
URL: www.zenithinstitute.com/
Per informazioni (anche sull’Italia):
Zenith Institute
13, Rue de la Tuilerie
92150 Suresnes (Francia)
Tel.: 0033-1-47284846
Fax: 0033-1-42040592
A partire dal 1987 l’Istituto Zenith accoglie – particolarmente in occasione dei campi estivi che durano per cinque settimane – praticanti svizzeri, italiani e di tutta Europa che si accostano all’Ordine Sufi Internazionale. Tale ordine è una delle branche dell’Ordine Sufi fondato a Ginevra, nel 1923, da Hazrat Inayat Khan (Pir-o-Murshid Inayat Khan, 1882-1927), nato a Baroda, oggi parte dello Stato del Gujarat, nel Nord-Ovest dell’India, figlio di Rahmat Khan (1843-1910) e Khatidja Bibi (1868-1902). Musicista iniziato nella scuola Nizani – branca della confraternita sufi Chistiyya, fondata da Nizam-ud-Din Aulia (1238-1325) – e nipote del celebre musicista indiano Maula Bakhsh (1833-1896), dopo la morte dell’amato nonno Pir Hazrat Inayat Khan viaggia a lungo per tutto il continente indiano, fino a che, il 13 settembre 1910, si imbarca a Bombay su un piroscafo diretto negli Stati Uniti, dove la sua enfasi si viene spostando verso l’unità di tutte le religioni.
La prima discepola che gli si avvicina in America è la statunitense di origine russo-polacca Rabia Martin (1871-1947, nata Ada Ginsberg), inizialmente designata da Hazrat Inayat Khan a succedergli alla guida dell’Ordine Sufi, ma che in seguito alle molteplici divisioni accadute alla morte del fondatore fra i suoi seguaci (che non accetteranno la leadership di Rabia Martin, tranne che in Australia e Brasile) diventerà un’insegnante sufi autonoma, prima di aderire – fra il 1942 e il 1943, con i suoi discepoli – al messaggio di Meher Baba (1894-1969). Nel 1912 Pir Hazrat Inayat Khan lascia l’America per l’Inghilterra, dove sposa Ora Ray Baker (Pirana Sharda Amina Begun, 1892-1949), e dove elabora l’idea del futuro Movimento Sufi, e negli anni fra il 1920 e 1926 viaggia a lungo in Europa e America, fondando centri in dodici paesi.
Nell’ottobre 1923 visita anche l’Italia (viaggio che ripeterà nel gennaio 1925), tenendo varie conferenze a Firenze e a Roma per un pubblico composto prevalentemente da membri della Società Teosofica: a tradurre i suoi discorsi pubblici è Roberto Assagioli (1888-1974), e a dirigere il suo primo gruppo di discepoli è Angela Alt, che radunerà presto un nutrito gruppo di teosofi suoi simpatizzanti. Nel 1926 torna in India, dopo un’assenza durata diciassette anni, e muore inaspettatamente il 5 febbraio 1927 a Delhi, in India.
Alla morte del fondatore l’Ordine Sufi si divide in diverse branche, inizialmente (1927-1948) dirette dal fratello di Hazrat Inayat Khan, Maheboob Khan (1887-1948), poi (1948-1958) dal cugino Mohammed Ali Khan (1881-1958), e in seguito (1958-1967) dal fratello minore del fondatore, Musharaff Moulamir Khan (1895-1967). Il primo dei due figli maschi del fondatore – oltre a due figlie femmine: Noor-un-Nisa (1914-1944) e Khair-un-Nisa (nata nel 1919, poi chiamatasi Claire Harper) -, Vilayat Inayat Khan (1916-2004), guida l’Ordine Sufi Internazionale fino al 2000. Prima di morire nel 2004, nel 2000 consacra come Pir e suo successore il figlio maggiore Zia Inayat Khan, attuale leader del movimento. L’Ordine Sufi insiste sull’unicità di Dio, della legge, della religione e della verità per tutti gli uomini, e anche sull’esistenza di un primo “libro sacro” a tutti comune: il “manoscritto della natura”, cui tutte le tradizioni attingono. Le tecniche di meditazione, la danza e la musica derivano (non senza qualche variazione) dalla tradizione Nizani.
B.: Su Hazrat Inayat Khan, si vedano: Biography of Pir-o-Murshid Inayat Khan, East-West Publications, Londra 1979; Elisabeth de Jong-Keesing, Inayat Khan. A Biography, East-West Publications, Londra 1979; e Wil van Beek, Hazrat Inayat Khan: Master of Life, Modern Sufi Mystic, Vantage Press, New York 1983. Fra i testi di Pir Hazrat Inayat Khan, in trad. it. per le Edizioni Mediterranee (Roma), si segnalano: In un roseto d’Oriente (1988); La divina sinfonia (1989); La purificazione della mente (1991); La cura della salute (1992); Il misticismo del suono (1994); L’alchimia della felicità. Il vero scopo della vita (1996); e per Il Punto d’Incontro, Vicenza, una diversa edizione de Il misticismo del suono (1992).
Il Movimento Internazionale Sufi
Rappresentante per l’Italia e il Canton Ticino:
c/o Dahnya Bozzini Van Gelder
Via Lucomagno
6713 Malvaglia (Ticino – Svizzera)
Tel. e fax: 0041-91-8702685
E-mail: dahnyab@live.it
URL: www.sufimovement.net
In seguito alla morte di Hazrat Inayat Khan, il maschio secondogenito Hidayat Inayat Khan (Pir-o-Murshid Hidayat Khan), nato nel 1917 e tuttora vivente, dopo avere studiato musica a Parigi fonda il Movimento Sufi, che con l’Ordine Sufi Internazionale di Zia Inayat Khan e con altre organizzazioni ‒ fra cui si segnala, in particolare, la Società Sufi islamica Ruhaniat, non presente in Italia ma ora affiliata al quartiere generale del Movimento Sufi – costituisce una delle branche dell’Ordine Sufi fondato da Pir Hazrat Inayat Khan.
La dottrina e le pratiche sono simili a quelle dell’Ordine Sufi Internazionale, costituendo un tentativo di sintesi fra i mondi orientale e occidentale, riassumibile negli scopi formali del movimento ispirati da Hazrat Inayat Khan: a) realizzazione e divulgazione della conoscenza dell’unità, religione dell’amore e della saggezza, così che ogni pregiudizio di fede e credo possa scomparire; b) scoperta della luce e potenza latenti nell’uomo, il segreto di tutte le religioni, la potenza del misticismo e l’essenza della filosofia; c) aiutare ad avvicinare i due poli opposti del mondo – Oriente e Occidente – in modo che si possa formare una Fratellanza Universale. Come si può notare, vi è una spiccata tendenza all’unione fra tutte le religioni, e a tale scopo lo stesso Pir Hazrat Inayat Khan creò il Culto Universale, nel quale tutte le grandi religioni si incontrano e che dispone di un rito proprio, a simboleggiare come la luce divina sia arrivata all’umanità attraverso di esse.
La parte centrale di questo messaggio – definito “sufismo universale” – è invece un “sentiero interiore”, ovvero una scuola esoterica alla quale si accede per iniziazione, alla quale Hazrat Inayat Khan ha affidato alcuni esercizi spirituali e degli insegnamenti non resi pubblici. Il quartier generale del Movimento Sufi è a L’Aja, in Olanda, e il vice-presidente è il dottor H. Johannes Witteveen, nato nel 1921 a Zeist – in Olanda – ed ex ministro delle finanze olandese. In Italia è presente dal 1995; la direzione per l’Italia è in Ticino, ma la responsabile visita frequentemente l’Italia, dove si tengono regolari iniziative ed è pubblicata la rivista Gemme sul sentiero.
B.: Di H. Johannes Witteveen, in trad. it., si veda Sufismo Universale. Armonizzando Oriente e Occidente, Mediterranee, Roma 1998; cfr. pure Hazrat Inayat Khan in Italia, Movimento Sufi, Malvaglia (Svizzera) 1994.