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Le Religioni in Italia

Massimo Introvigne - PierLuigi Zoccatelli (sotto la direzione di)

LA MISSIONE PARAMANANDA

induismo Paramananda Mission
(I devoti italiani sono in contatto con la sede internazionale:)
URL: www.paramananda.org

Swami Paramananda (1954-1999) – da non confondersi con l’omonimo stretto collaboratore di Sivananda nella Divine Light Society (1907-1972), o ancora con il più antico maestro dallo stesso nome (1884-1940) – trascorre nell’Himalaya il periodo della sua vita che va dagli otto ai diciannove anni. Di ritorno in Bengala, dov’era nato, e spinto dalle necessità familiari, trova un lavoro secolare come elettricista, che gli permette di muoversi di villaggio in villaggio e d’incontrare molte famiglie che in seguito gli diventeranno devote. Avendo vissuto solo da bambino per le strade dell’India prima di raggiungere le zone himalayane, Paramanada rimane molto sensibile alle sofferenze dei bambini e decide quindi di dare loro un’opportunità di crescita ed educazione in un ambiente naturale e spirituale. Ciò avviene attorno al 1978, quando durante le sue meditazioni notturne e solitarie raggiunge spontaneamente stati di illuminazione che lo inducono a lasciare tutto e a fondare una missione.

La Paramananda Mission, che si trova nel villaggio di Banagram (distretto di Burdwan, Bengala Occidentale, a un centinaio di chilometri da Calcutta), è un’istituzione a suo modo unica. Accanto a laici, vi si trovano monaci consacrati (per un totale di circa 125 persone), ispirati dalla spiritualità eclettica di Paramananda che attinge a diversi filoni della tradizione indiana. Non vi è, però, alcun luogo di culto o tempio: l’attività principale della Missione è la gestione di un orfanatrofio con trecento bambini, e Paramananda ama dire che il culto è il servizio e il tempio della Paramananda Mission sono i bambini.

L’interesse per Paramananda in Europa inizia con un seguace di Swami Sri Ananda Acharya (1881-1945), il primo maestro indiano che abbia preso residenza permanente in Europa, dapprima a Londra (1912), poi dal dicembre 1914 in Norvegia, dove nel 1917 si stabilisce alle pendici del Monte Tron, dove rimarrà per quasi trent’anni. Qui lavora per creare una “Università della Pace” con l’aiuto del discepolo norvegese Einar Beer (1887-1982). A Beer, che nel 1975 crea uno Swami Sri Ananda Acharya Trust e muore nel 1982, succede Bjørn Pettersen (1956-), che in India entra in contatto con Paramananda, in cui riconosce una spiritualità affine a quella dei suoi maestri. Nel dicembre 1989 Pettersen invita Paramananda in Norvegia e nel gennaio 1990 visitano diversi Paesi europei, fra cui l’Italia, dove il maestro indiano trova un punto di riferimento a Carrara. In seguito Paramananda tornerà altre due volte in Italia, nel 1993 e 1996, quando il maestro indiano prende la parola in occasione dell’incontro COPLANET organizzato dalla Rete Gran Fratellanza Universale a Camaiore (Lucca). La prematura e improvvisa scomparsa di Paramananda nel 1999 non ha fatto venire meno la Missione – oggi presieduta dal suo successore Swami Parameswarananda –, che continua le sue attività con il sostegno di numerosi simpatizzanti presenti in India come in Occidente.

B.: In trad. it. cfr. di Swami Paramananda, Naturalezza e amore. Osservazioni spirituali, Edizioni Baul, Carrara 1996. La Paramananda Mission pubblica in lingua inglese e bengali la rivista quadrimestrale Charaiveti.

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