Le Religioni in Italia
Massimo Introvigne – PierLuigi Zoccatelli (sotto la direzione di)
I VECCHIO-CALENDARISTI GRECI
Chiesa dei Veri Ortodossi Cristiani di Grecia (G.O.C.)
– Diocesi di Nora
Vescovo Michele (Piredda):
Via Bella Vista, 84
09134 Cagliari
Tel. e fax: 070-501375
– Diocesi di Luni – Esarcato d’Italia:
Vescovo Silvano (Livi):
Via di Lizzanello, 1
51030 San Felice (Pistoia)
Tel.: 0573-998055
E-mail: vescovo.segreteria@diocesidiluni.it ; diocesidiluni@virgilio.it
URL: www.diocesidiluni.it
Il movimento dei Vecchio-Calendaristi nasce in Grecia come reazione all’introduzione del calendario giuliano riformato (o “nuovo calendario”), nel 1924. La decisione di cambiare il calendario, adottando il computo gregoriano per il ciclo delle feste a data fissa, aveva come scopo un riavvicinamento dell’ortodossia alle confessioni cristiane occidentali: molti ortodossi hanno rilevato, tuttavia, come la modifica del calendario turbi tutto l’edificio della tradizione ecclesiastica (cicli liturgici, feste, digiuni). Alcuni sostengono anzi che questa riforma sia l’inizio di un minimalismo modernista che rischia di mettere in gioco l’integrità stessa della Chiesa.
Fin dal 1924 la reazione vecchio-calendarista è stata notevole in Grecia, giungendo negli anni 1930-1940 – nonostante le misure repressive della Chiesa di Stato – a coinvolgere circa un milione di cittadini del Paese. Il movimento si è esteso in seguito a Cipro, in Romania, in Bulgaria – Chiese che avevano adottato a loro volta il nuovo calendario –, nonché tra alcune delle Chiese ortodosse africane dipendenti dal Patriarcato di Alessandria. Numerose divisioni interne – sul punto focale della presenza della grazia sacramentale nelle Chiese neocalendariste e dei rapporti da tenere con la Chiesa neocalendarista di Grecia – hanno tuttavia lacerato il mondo dei Vecchio-Calendaristi, che si sono divisi in vari sinodi rivali, in cui si possono comunque rintracciare due linee fondamentali chiamate Florinita – dal nome del metropolita Crisostomo di Florina – e Matteita, dal nome del metropolita Matteo Bresteni. Le due obbedienze Florinite si sono riunite la terza domenica di Quaresima 2014, sottoscrivendo un documento ecclesiologico frutto di un lungo lavoro di dialogo, alla presenza di delegazioni di Chiese in comunione con loro, come la Chiesa russa fuori frontiera – nella parte che non ha accettato l’unione col Patriarcato di Mosca – e la Chiesa rumena di Vecchio Stile.
Come quasi tutti i sinodi Vecchio-Calendaristi, esso deriva la propria successione apostolica dalle consacrazioni episcopali della Chiesa russa all’estero, con cui la parte che si chiamava “di resistenza” è stata pienamente in comunione fino al momento in cui la medesima, nel maggio 2006, ha ristabilito – in larga parte – la comunione con il Patriarcato di Mosca.
Anche se è difficile valutare il numero di fedeli di questo sinodo in Italia, va detto che un tempo quasi tutte le parrocchie ortodosse della Sardegna sono state sotto il Sinodo della resistenza – uno dei due ora riuniti –, e che vi è tuttora nell’isola un vescovo anche se la sua diocesi, al momento della successione, confluirà nella diocesi di Luni – Esarcato d’Italia, come sinodalmente deciso. Attualmente vi è un monastero a Pistoia, funzionale alla residenza del Vescovo di Luni – Esarca d’Italia e della Curia – che ospita inoltre una Libera Facoltà Teologica Ortodossa “San Gregorio Magno” – con due dipendenze e varie parrocchie in altre regioni d’Italia. Un monastero russo dedicato dall’Arcangelo Michele e una piccola comunità di monache della stessa provenienza si sono trasferiti in Piemonte, sotto la giurisdizione dell’Esarcato. La Chiesa Ortodossa Greca del Vecchio Calendario – nome con il quale era nota fino al 2014 l’attuale Chiesa dei Veri Ortodossi Cristiani di Grecia (GOC) – ha ottenuto il riconoscimento dello Stato con DPR 14/01/1998.
Ecclesiologicamente, la posizione nei confronti del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e della validità dei suoi sacramenti è stata risolta in senso negativo anche se il documento ecclesiologico concordemente approvato per l’unione prevede l’uso una certa condiscendenza ecclesiastica – oikonomia – nel ricevere coloro che nel pentimento tornano alla Chiesa dei Veri Ortodossi Cristiani di Grecia (G.O.C.), cosa che non è invece prevista dalle Chiese veterocalendariste più rigide. Una decisione definitiva, comunque, è stata rinviata ad un Grande Concilio di tutte le Chiese dei Veri Cristiani Ortodossi, di qualunque nazionalità, cui spetta la definizione finale di tutti i problemi ecclesiologici che lo status attuale della Chiesa pone e che sarà convocato quanto prima possibile. Dal punto di vista dottrinale, il rifiuto del nuovo calendario non è rimasto l’unico argomento in discussione, ma le critiche dei Vecchio-Calendaristi si sono rivolte a tutto il coinvolgimento dell’ortodossia nel dialogo ecumenico e a una serie di accuse di modernismo e di rischio di perdita di una visione tradizionale ortodossa. Così pure, il documento ecclesiologico concordemente approvato per l’unione vede ancora presente nel Patriarcato di Mosca il “sergianismo” – atteggiamento di compromessi con lo Stato sovietico iniziato dal Patriarca Sergio di Mosca (Ivan Nicolaevič Starogorodskij, 1867-1944) –, che viene definito nello stesso documento di unione una “grave violazione dell’ordine canonico”.
B.: Del vescovo Silvano Livi, cfr.: L’ortodossia e gli altri. Il dialogo cattolico romano – ortodosso nel secolo XIX. La svolta del XX secolo e la resistenza ortodossa, Il Cerchio, Rimini 2013; La Chiesa dei nostri Padri. Breve presentazione del Cristianesimo Ortodosso, Pietro Chegai editore, Firenze 2000; Attualità del Simbolo. Una lettura ortodossa del Credo Niceno-Costantinopolitano, Franco Angeli, Milano 2001; e Dogmatica Ortodossa. Un tentativo di sintesi, Facoltà Teologica San Gregorio Magno, San Felice (Pistoia) 2015.