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Le Religioni in Italia

Massimo Introvigne - PierLuigi Zoccatelli (sotto la direzione di)

INTRODUZIONE AI MOVIMENTI GNOSTICI

Chiese e movimenti gnosticiLo gnosticismo antico – che fiorisce particolarmente nel II e nel III secolo d.C. – è un insieme di sistemi caratterizzato da un dualismo che oppone lo spirito e la materia, con un deciso “anti-cosmismo” che svaluta radicalmente il mondo visibile, ridotto a regno del male e delle tenebre. Se tutti gli gnostici sono d’accordo su una svalutazione dualistica del mondo e della materia, le scuole si dividono quando si tratta di valutare i rapporti fra i due principi. Nei sistemi classici dello gnosticismo, il dualismo si risolve in un monismo, in quanto il male non è un principio originario ma il risultato di una qualche degradazione – o caduta nel mondo – del bene. Verso l’idea di due principi originari si orienta invece il manicheismo, che alcuni considerano una religione successiva del tutto indipendente dallo gnosticismo, mentre altri lo ritengono piuttosto uno gnosticismo tardivo.

Tutti i sistemi gnostici propongono un mito cosmologico che – come è spesso stato notato – ha un carattere “parassitario” in quanto nasce dalla rilettura gnostica di temi mitologici preesistenti: iranici, greci, ebraici, cristiani. I miti gnostici sono insieme ricchissimi e diversissimi da scuola a scuola, ma quasi sempre comprendono tre fasi: un’unità originaria indistinta (pleroma), dove da un dio originario e inconoscibile sono emanate coppie di esseri celesti (“eoni”, parola che in alcuni sistemi indica anche un’epoca nella storia del mondo); la “caduta” fuori da questa unità di uno o più esseri celesti, con la successiva nascita di un dio malvagio (demiurgo) che, direttamente o tramite i suoi collaboratori (arconti), crea il mondo materiale; la presenza nell’uomo di una scintilla divina che può essere ravvivata, permettendo ad alcuni di risalire dal mondo della materia e della finitudine fino al mondo divino delle origini.

In molte mitologie gnostiche (ma non in tutte) è un eone femminile, Sophia, che esce dal limite del pleroma per ignoranza o per curiosità, causando ultimāmente la nascita del mondo materiale. Il mito di Sophia è tuttavia estremamente complicato, e molto diverso nei vari sistemi antichi che ne parlano. In alcuni troviamo due Sophia: la maggiore, cui sarà concesso di ritornare nel pleroma; e la minore, che dovrà rimanerne al di fuori. In alcuni sistemi c’è anche una terza Sophia, una Sophia terrestre che erra nella storia degli uomini incarnandosi periodicamente in corpi di donna. Un’altra parola che dà spesso luogo a equivoci è Abraxas o Abrasax. Inteso (più raramente) come nome del Dio originario, nella maggior parte delle fonti gnostiche è piuttosto il nome del cattivo demiurgo. Varie sono anche le spiegazioni relative alla presenza nell’uomo di una scintilla divina. Il demiurgo e gli arconti, da parte loro, non avrebbero potuto creare che un uomo totalmente legato alla materia e alle tenebre. Tuttavia varie spiegazioni mitologiche – dall’intervento di esseri del mondo celeste all’apparizione improvvisa di un modello divino che influenza i creatori – spiegano come, contro la volontà delle potenze creatrici, l’uomo nasca con una componente divina che potrà essere risvegliata.

L’antropologia è tuttavia complicata, e presenta tre categorie di uomini: gli “spirituali” o “pneumatici”, gli unici veramente in grado di accedere alla conoscenza (gnosi) necessaria perché la scintilla divina sia rianimata; gli “psichici”, che possono accostarsi alla gnosi solo parzialmente e con grande difficoltà; e gli “ilici”, gli uomini irrimediabilmente legati alla materia cui la gnosi rimane preclusa. Ne derivano due conseguenze: un certo elitismo, per la netta discriminazione fra varie categorie di uomini; e un marcato individualismo, in quanto ciascuno si occuperà della propria auto-redenzione attraverso la coltivazione della sua scintilla interiore più che dei problemi della comunità o della collettività.

Dalla polemica cristiana conosciamo un primo caposcuola gnostico, Simon Mago, samaritano, la cui attività si colloca intorno al 50 d.C. Tra i suoi discepoli sono ricordati Menandro e Saturnino, mentre altri gnostici antichi contro cui polemizzano i padri cristiani (Cerinto, Carpocrate e il figlio Epifanio) non possono essere considerati discepoli di Simone. I primi grandi sistemi gnostici appaiono nel II secolo con Basilide, attivo in Alessandria negli anni 117-161; Marcione (scomunicato nel 144), un contemporaneo di Basilide venuto dall’Asia Minore a Roma (e così cristianeggiante – sia pure in un senso non ortodosso – che alcuni vorrebbero escluderlo dallo gnosticismo propriamente detto); e Valentino, nato probabilmente in Egitto, attivo in Alessandria e poi a Roma tra il 140 e il 165. Le maggiori testimonianze riguardano proprio la scuola di Valentino, rappresentata dai discepoli Tolomeo, Eracleone e Marco. Queste scuole continuano le loro attività nel III secolo, e contro di loro si dirige principalmente la polemica dei Padri cristiani.

Sappiamo molto poco di forme più tardive di gnosticismo, cui dovrebbero appartenere gruppi estremistici o licenziosi come gli ofiti e i fibioniti (senza che la loro collocazione cronologica sia oggetto di consenso fra gli studiosi). Agli inizi del III secolo è attivo alla corte di Edessa e in Armenia il filosofo cristiano eterodosso Bardesane, che non sembra un discepolo di Valentino, bensì un anello di collegamento fra lo gnosticismo propriamente detto e il manicheismo. Quest’ultima religione è fondata in Persia da Mani (215-276), morto in prigione e vittima dell’ostilità della monarchia persiana alla nuova religione. Il manicheismo riuscirà tuttavia a diffondersi in un’ampia area geografica, dalla Spagna alla Cina. In quest’ultimo paese le ultime comunità manichee superstiti scompaiono intorno al 1300, distrutte dall’avanzata mongola.

La struttura di religione universale del manicheismo rappresenta certamente qualche cosa di diverso dallo gnosticismo classico, ma molte idee sono comuni e l’influenza è evidente. Se il manicheismo non è sopravvissuto, un’altra religione – ancora più simile allo gnosticismo – è arrivata fino ai nostri giorni. Si tratta della religione dei mandei, che conta ancora una decina di migliaia di seguaci in Iraq. Lo studio della religione mandea costituisce l’ultima occasione per entrare in contatto con un sistema gnostico vivente. Questo non esclude che lo gnosticismo – il quale, nella sua forma classica, ha finalmente perduto la sua controversia con la Chiesa cristiana, ed è pressoché scomparso fra il IV e il V secolo – abbia comunque lasciato tracce importanti. Gruppi medioevali come i bogomili della Bulgaria (VII-IX secolo) presentano influenze gnostiche evidenti. E un’ipotesi vuole che sia stata proprio la penetrazione di idee bogomile nell’Europa occidentale nel secolo X e XI a favorire la nascita delle eresie che preoccuperanno di più la società medioevale, quelle di matrice catara.

Sono questi movimenti gli ultimi nei quali alcuni specialisti dello gnosticismo sono disponibili a riconoscere un’influenza diretta dei sistemi antichi. Anche il catarismo, tuttavia, non sopravvive alla repressione cattolica e non ha continuatori diretti. Si può parlare di neo-gnosticismo per identificare l’influenza di idee gnostiche su numerose correnti religiose, culturali ed esoteriche moderne e contemporanee. Per limitarci all’ambito religioso, temi gnostici sono evidenti nella Chiesa di Scientology e in numerosi gruppi rosacrociani, martinisti e di magia cerimoniale. Recentemente, diverse voci si sono levate per mettere in guardia contro un uso indiscriminato di espressioni come “gnostico” e “neo-gnostico” riferite a correnti contemporanee (come il New Age): se tutti sono gnostici, nessuno è gnostico, e l’etichetta finisce per diventare priva di significato.

Diverso dal neo-gnosticismo è quello che si può chiamare “nuovo gnosticismo”, il tentativo consapevole di rifondare, in epoca moderna, realtà e organizzazioni tipiche dello gnosticismo antico. Un filone del nuovo gnosticismo – dopo avere sottolineato gli elementi gnostici del catarismo – cerca di ridare vita a una religiosità catara. Le figure principali di questa corrente – che è anche all’origine della rinascita turistica del “paese cataro” nel Sud della Francia – sono Antonin Gadal (1871-1962) (già citato in questo progetto a proposito del Lectorium Rosicrucianum) e Déodat Roché (1877-1978). Con loro entra in contatto un tedesco appassionato di esoterismo che diventa poi ufficiale delle SS e interessa al neo-catarismo importanti dirigenti nazisti, Otto Rahn (1904-1939). Qualche gruppo neo-cataro esiste ancora in Francia e altrove, ma l’esito principale della rinascita catara si è avuto all’interno del Lectorium Rosicrucianum, dopo l’adesione a questo movimento di Antonin Gadal.

Un filone diverso – peraltro con radici comuni nella fioritura dell’occultismo in Francia alla fine dell’Ottocento – è quello delle Chiese gnostiche, che derivano da Jules-Benoît Doinel (1842-1902) e che si esprimono attualmente nella Chiesa Gnostica Italiana. Non senza collegamenti con questo filone, nell’ambiente dell’O.T.O. è nata una Ecclesia Gnostica Catholica, il cui rituale – nella forma rielaborata da Aleister Crowley (1875-1947) – si inserisce nel filone della magia cerimoniale e sessuale. La maggior parte delle branche dell’O.T.O. hanno una loro Ecclesia Gnostica Catholica che, dal punto di vista organizzativo, non è autonoma né indipendente da ciascun O.T.O. Pertanto, non ne tratteremo specificamente in questa sezione, rimandando invece a quella dedicata al filone Ordo Templi Orientis. Per contro, un rilievo del tutto autonomo e diverso ha assunto – nonostante un legame genetico originario con una Chiesa Gnostica collegata a quelle dell’ambiente qui descritto – il movimento gnostico fondato dal colombiano Samael Aun Weor, oggi diviso in numerose branche.

B.: Lo gnosticismo antico non rientra direttamente fra gli oggetti di questo progetto. Una buona introduzione è quella di Henri-Charles Puech, Sulle tracce della gnosi, Adelphi, Milano 1985. Sui mandei: Edmondo Lupieri, I Mandei: gli ultimi gnostici, Paideia, Brescia 1993. Sulla categoria del neo-gnosticismo in generale: Giovanni Filoramo, Il risveglio della gnosi ovvero diventare dio, Laterza, Roma-Bari 1983; Ioan P. Couliano, I miti dei dualismi occidentali: dai sistemi gnostici al mondo moderno, trad. it., Jaca Book, Milano 1989; Carlo Formenti, Piccole apocalissi. Tracce della divinità nell’ateismo contemporaneo, Raffaello Cortina, Milano 1991; Massimo Introvigne, Il ritorno dello gnosticismo, SugarCo, Carnago (Varese) 1993; e – in chiave critica – Emanuele Samek Lodovici, Metamorfosi della gnosi. Quadri della dissoluzione contemporanea, Ares, Milano 1979. Contro l’abuso del termine “gnosticismo”: Michael Allen Williams, Rethinking “Gnosticism”. An Argument for Dismantling a Dubious Category, Princeton University Press, Princeton (New Jersey) 1996. Sull’ambiente neo-cataro: Jean-Philippe Audouy, Déodat Roché. “Le Tisserand des catharismes”, Centre de Valorisation du Patrimoine Médiéval – Impressions du Pays Cathare, Carcassonne – Arques 1997.

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